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2 Maggio 2024
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Assisi Politica

LA LEGA CONTRO CHE GUEVARA AD ASSISI.

La figlia del Che torna ad Assisi alla Pro Civitate Christiana e la Lega non ci sta: la sinistra italiana vieta il Duce ma santifica Che Guevara.

Assisi – Apprendiamo da una testata online che la figlia di Che Guevara, Aleida, sembra torni ad Assisi in occasione della Pro Civitate Christiana.
Inizia così la riflessione indirizzata a questa redazione da parte di Stefano Pastorelli, Coordinatore della Lega per il Comprensorio di Assisi, Bastia , Cannara.e Valfabbrica.
Il tema che verrà discusso nell’incontro pubblico – continua Pastorelli – tratterà del sogno del Che e dell’attualità dei suoi valori, il che francamente stona alquanto, con la nostra bellissima Assisi, riconosciuta in ogni dove come città della Pace.
Precisiamo che non intendiamo far ricadere le colpe dei padri sui figli, ma é innegabile che Aleida Guevara condivida il passato del padre, tanto é da scrivere lei stessa un’immaginaria lettera, in cui lo elogiava: “il tuo esempio, il tuo pensiero e la tua azione sono presenti negli uomini onesti“.
Si, chi vince scrive la storia – dice il Coordinatore Leghista – ma é altrettanto vero che non cé niente di più falso e lontano, dal mito che la sinistra disegna. Per motivi storici, l’Italia è fondata sull’antifascismo ma non sull’anticomunismo, ma per appartenere alla famiglia democratico-liberale, sarebbe invece necessario dissociarsi da tutti i totalitarismi.
Per questo – si interroga il Coordinatore della Lega Pastorelli –  prima di tutto ci chiediamo se non sia fuori luogo, nonché blasfemo, l’accostamento del Che alla città di San Francesco, ed in tutto questo la sinistra assisana che posizione prende?
Non furono i compagni di partito, a firma Fiano, nel 2017 a promuovere un disegno di legge ancor più rigido contro l’apologia del fascismo?
Allora chiediamo: non fu Che Guevara personalmente coinvolto in non meno di 144 esecuzioni sommarie, favorevole a una guerra nucleare con gli Stati Uniti anche al prezzo di sterminare l’intera popolazione cubana, promotore dei campi di lavoro forzato per “rieducare” i giovani, acerrimo avversario della musica e delle mode moderne, principale istigatore di ogni forma di repressione?
Non si finiva in campi di concentramento solo per ascoltare musica rock, indossare jeans o usare termini anglosassoni, cacciando per strada i “capelloni” o chi era troppo alla moda? Non fu il Che a introdurre a Cuba i lager nei quali finivano dissidenti, omosessuali, cattolici, testimoni di Geova, sacerdoti afro-cubani e altri ancora. Lager per tutti.
Il Che – continua Pastorelli riassumendo questa parte di storia in alcune citazioni del dittatore – asseriva: “Ho giurato davanti al ritratto del vecchio compagno Stalin di non mollare fino a quando non avrò annientato questi polipi capitalisti”; “per costruire il comunismo occorre creare l’uomo nuovo”, il Che ammetteva come unica musica permessa ai giovani “i cantici rivoluzionari”, ricordando loro che dovevano “concentrarsi sul lavoro, sullo studio e sul fucile (…) abituandosi a pensare e agire come una massa, seguendo le iniziative (…) dei nostri capi supremi”.
E allora chiediamo ancora, cosa c’é di liberale in quest uomo per la sinistra, e quanti giovani che pure indossano le magliette con il volto del Che sarebbero disposti a seguire un programma di vita nello stile del Che?
Signori – conclude Pastorelli – se questa non é la storia che avete studiato voi, ci chiediamo quale storia avete intenzione di raccontarci. Il Che Guevara che la sinistra utilizza come santino, è lontanissimo dal mito propagandistico che ha sempre professato.
Abbiamo visto che a distanza di 70 anni la sinistra si sente in pericolo verso il fascismo, ma perché lo stesso metro di giudizio non viene adottato anche verso i crimini contro l’umanità commessi anche e non solo dal Che e dal comunismo in genere? Ma del resto questa non é altro che la solita contraddizione della sinistra italiana, che vieta il Duce ma santifica Che Guevara.

Ci aspettiamo ad ogni modo spiegazioni riguardo tale evento, ed invitiamo caldamente gli organizzatori ad una valutazione più attenta sulla definizione dell’evento stesso e la scelta degli invitati, e soprattutto una eventuale ricollocazione evitando di strumentalizzare e di bestemmiare il nome di Assisi e di chi lo ha portato in auge, ossia, San Francesco, lui si, Santo.

28/02/2019

Stefano Pastorelli

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