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20 Aprile 2024
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LA RESISTENZA DEL COMMERCIO LEGALE. Riflessioni generali per una ripartenza consapevole

L’Italia va avanti, nel bene e nel male.

Il lockdown è terminato e con lui le maglie serrate della mobilità controllata hanno iniziato a sciogliersi, permettendo finalmente di tornare a respirare per le strade delle nostre splendide città. La normalità sembra sempre più vicina. Molto è cambiato da quando questa folle crisi è esplosa. Tutti insieme abbiamo salutato vecchie abitudini per accoglierne di nuove, a dimostrazione di quanto il nostro spirito di adattamento avrà sempre la meglio su quello che il futuro ha in serbo per noi. Un “noi” che punta al genere umano, ma soprattutto un “noi” riferito al popolo italiano. Solo durante le prime settimane dell’emergenza, gli italiani hanno moltiplicato esponenzialmente le loro presenze online. Tutte quelle App che prima erano strumenti chiave del quotidiano solo per noi “nerd del digitale” sono arrivate nelle case di tutti, inclusa la nonna al sud e lo zio in America!

Meglio guardare il bicchiere mezzo pieno, quando si può.
Quindi, nonostante tutto, è comunque possibile poter osservare il bicchiere della vita come mezzo pieno dato che, fino a pochi mesi fa, i numeri degli enti statistici più importanti d’Europa, rispetto al livello di digitalizzazione medio in Italia, erano decisamente sconfortanti.
Smart working, è sicuramente una delle parole chiave di tutta la cronaca dei tempi del COVID-19 ed è proprio questo termine che per qualcuno può sembrare buffo, quello che ci lascia sperare in meglio verso una digitalizzazione rapida anche nel mercato del lavoro italiano. Questa rivoluzione degli ambienti di lavoro ha mutato radicalmente le abitudini degli americani e di altri cittadini europei negli ultimi 20 anni.
E finalmente è riuscita (a grandi linee) a far presa anche qui, dove fino a ieri, la stretta di mano ed il biglietto da visita in carta filigranata, rappresentavano una garanzia di valore difficilmente sostituibile. Non sono mancate naturalmente le problematiche e continueranno a non mancare.
Tutte quelle problematiche scaturite da un’infrastruttura delle reti internet sofferente già prima della crisi, che ha poi dovuto sorreggere all’improvviso un traffico senza pari.
Oppure si potrebbe parlare anche del fenomeno dell’infodemia, emerso con il moltiplicarsi delle notizie riguardanti il virus, che nel frattempo si faceva strada con prepotenza tra la popolazione. Ma solo per quest’ultimo concetto,si potrebbe scrivere un libro, quindi arriviamo subito al nocciolo della considerazione che vorrei fare…

E-Commerce: la vecchia, nuova frontiera

AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) evidenzia, in un semplice ma interessantissimo articolo, quelli che sono i numeri della crescita sorprendente che ha interessato il settore dell’e-commerce italiano. Numeri presentati ufficialmente al livestream di Netcomm Forum, uno degli eventi dedicati al commercio online più importanti in Italia. Rispetto allo scorso anno, solo nei primi 5 mesi del 2020 la quantità di consumatori online è triplicata, con una crescita particolarmente elevata nell’ambito alimentare, in quello dei prodotti per animali, per la cura della casa e cura della persona. Rimane senza menzione, perché stabile e verso la crescita continua, il commercio di elettronica online. Parliamo di uno dei settori meno commentati in questo periodo specifico, siccome dalla sua comparsa non ha fatto altro che muoversi in modo stabile, verso l’alto. Ma qualcuno si è mai chiesto, “in che modo?”.

L’angolo buio dell’e-commerce.

Quello del commercio di elettronica online, è un ambito talmente controverso, che spesso si preferisce sorvolare, per discutere magari di nicchie più fresche e soprattutto più trasparenti. Ma in un momento come questo, in cui tutte le piccole e micro-imprese italiane (in tantissimi settori) sono in serio pericolo, riteniamo sia necessario (partendo da ciò che ci tocca di più) portare alla luce il fenomeno sommerso e mai recuperato dai fondali degli oceani digitali, dell’evasione fiscale sfrenata. Conosciamo tutti il problema dell’evasione fiscale che flagella la nostra economia nazionale da anni, anzi, decenni. Ma quello che si può osservare online, con l’aiuto di qualche semplice calcolo matematico, è terrificante.
Il distacco numerico tra i prezzi mostrati online e quelli da considerare “legali” offline raggiunge dimensioni spesso illogiche. I motivi e le tecniche sono molteplici. Dalla creazione di società “fittizie”, alla triangolazione dell’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) in più località europee e non, fino a tecniche ancor più elaborate che permettono in totale impunità di non applicare quelle imposte (tasse) che per tutte le altre categorie di commercianti sono invece obbligatorie. Anzi, proprio quelle che spesso sono motivo di sofferenza (se non di chiusura talvolta), per le attività che non riescono a reggere il peso di una pressione fiscale sempre più opprimente (che si alimenta sempre di più col crescere dell’evasione), ma che nonostante questo, investono ogni goccia del proprio sudore per poter contribuire alle casse dello Stato. Alle casse di quello Stato che dovrebbe essere al centro dell’interesse di tutti noi. Proprio quel “noi” evidenziato prima, noi italiani.

La cosa di tutti o la cosa di nessuno?

Invece, troppo spesso sembra che la Res Publica (derivazione latina del termine Repubblica), ovvero la “cosa del popolo”, la cosa di tutti, diventa di tutti solo in alcuni e ristretti contesti. Per molti altri contesti invece, questo concetto fondante, va a disperdersi senza la minima considerazione del danno collettivo. Per non parlare dei rischi individuali. In pochi sono consapevoli dei rischi che si affrontano nell’acquisto di un prodotto elettronico di provenienza non certificata, tracciabile, ufficiale, insomma, non completamente legale. Problemi che vanno dalla garanzia legale sui vizi di fabbrica, che tutela il consumatore dalle possibili imperfezioni di un prodotto (e nel campo dell’elettronica sono molto frequenti) che spesso viene data per scontata, ma che nella stragrande maggioranza dei casi non trova poi riscontro in caso di malfunzionamento. Oppure il semplice, ma incisivo istituto dell’”incauto acquisto”, che priva il consumatore da ogni tutela (se non peggio) rispetto ad un prodotto acquistato ad un prezzo evidentemente troppo basso (troppo basso, per essere vero).

Che valore ha, ormai, il valore stesso?

Ma come è possibile distinguere un prezzo “legale” da un prezzo “illegale”? Ormai è un’impresa tutt’altro che semplice. Diventa veramente difficile orientarsi, quando le persone più influenti del settore, ovvero quelle persone la cui opinione vale cifre a più zeri, oltre che il trasporto emotivo di milioni di fan (inclusi noi!), non fanno altro che promuovere questo fenomeno. Direttamente o indirettamente, di proposito o no, questi spostano la percezione del valore di ciò che si va ad acquistare. Con questo meccanismo il ribaltamento è presto fatto, agli occhi di un consumatore medio. Un consumatore che inevitabilmente vede il commerciante onesto come uno “strozzino” ed il furbo evasore di turno, come l’amico dalle mille risorse ed opportunità. Naturalmente, questo non accade solo per l’elettronica. Ma sono tanti i settori che vedono l’esplosione di questo meccanismo di “concorrenza sleale legalizzata tacitamente” e che rischiano di scomparire per sempre. Lasciando spazio solo alla grande distribuzione organizzata o alle grandi società estere del commercio internazionale, che sappiamo tutti molto bene quanto poco contribuiscono al benessere del paese.

È il momento di scegliere.

Immaginate perciò, milioni di famiglie che stanno alla base della gigantesca costellazione di micro-imprese italiane che si ritroveranno presto senza nulla per cui lottare, nulla in cui sperare, nulla in mano per continuare a pagare quello che hanno pagato per una vita intera, ricevendo nulla in cambio dai propri esattori, se non l’amore dei propri clienti (per grazia e fortuna) e l’orgoglio di essere stati in grado di resistere in un ambiente d’impresa non adatto ai deboli di cuore come quello italiano. È proprio qui che quel senso di unione e di solidarietà che siamo riusciti a riscoprire in così poco tempo come popolo unico, solidale e resiliente, quel senso di appartenenza verso uno dei paesi più belli dell’intero pianeta e proprio quel senso che ancora mi rende fiero di essere italiano, è proprio qui ed ora che può rendersi veramente utile per tutti.

È il momento di tornare a riscoprire le piccole botteghe, i piccoli negozi, i piccoli bar e quei ristoranti minuscoli. Quei posti così piccoli, ma capaci di imprese così grandi, che altrove, in tutto il resto del mondo sono impensabili e surreali. Essere uniti significa anche questo! Scegliere la bottega sotto casa anziché il colosso proveniente dall’altra parte del mondo, è quello che serve sempre allo stesso “noi”; alla collettività. Evviva la riscoperta dei rapporti di fiducia veri, non quelli basati solo ed esclusivamente sulla convenienza. Scegliete quelle persone che la notte, prima di addormentarsi, hanno come ultimo pensiero come poter soddisfare al massimo il cliente dell’indomani. Scegliete di non diventare un semplice numero all’interno di un database pieno di centinaia di milioni di altri numeri a cui è possibile mandare un “Buon Compleanno” con un solo click. Scegliete quelli che tengono a VOI come clienti sì, ma che sanno bene come la parola “cliente”, voglia dire prima di tutto persona. Perché di questo è fatto uno Stato, di persone. Di persone che dovrebbero sentire l’obbligo morale di pensare alle altre persone con cui si condivide lo stesso lembo di terra, perché abbiamo appena visto quanto condividere è importante, per tutti.
Al vostro prossimo acquisto scegliete quelle persone come voi, scegliete il vostro territorio, il vostro benessere locale, il bene della vostra comunità, non quella di qualcun altro che a voi non penserà mai. È il momento di scegliere col cuore, i vostri nipoti vi ringrazieranno.

Andrea Felicella
Founder & CMO Bytewood – Tecnologia Circolare

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