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26 Aprile 2024
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La discussione sul fallimento (politico od economico fa lo stesso) di Umbria Tpl, assume aspetti surreali. E’ ridicolo vedere assessori di enti che detengono la maggioranza azionaria dell’azienda “tuonare” contro i dirigenti della stessa. Domanda : Ma chi ce l’ha messi se non le Giunte di Regione, Provincia e Comune di Perugia? In questo senso ha ragione chi dice che una discussione sulle responsabilità dovrà pure essere aperta. E ancora! Quelli che in questi ultimi  anni hanno decretato il disastro, sono gli stessi che in questi giorni si fanno belli per fare sapere al mondo “quanto sono stati bravi” a trovare le soluzioni atte a scongiurare l’irreparabile per il servizio di trasporto e le 1500 famiglie dei dipendenti di quella che era ( e tra poco non sarà più ) una delle  più grandi aziende della Regione. Ma la realtà è completamente diversa. Decine di manager, dirigenti, assessori pagati centinaia di migliaia di euro hanno infatti partorito il classico topolino. Umbria Tpl è sull’orlo del baratro? Niente paura basta aumentare i biglietti del 30%, ritoccare gli abbonamenti, innalzare cospicuamente il costo a km. che gli enti locali dovranno sborsare quando faranno i prossimi contratti di servizio e diminuire drasticamente i servizi. Per fare questo non ci voleva certo una platea di “cervelloni”. Dalle nostre parti direbbero che “tutti i c…. sono buoni”.  Quello che però questi “Salvatori della patria” non dicono è che a pagare questa micidiale macedonia saranno i cittadini e i dipendenti (ho detto dipendenti non dirigenti). I cittadini pagheranno tre volte. Pagheranno direttamente l’aumento delle tariffe, pagheranno indirettamente l’incremento dei contatti di servizio che ricadranno sulla fiscalità generale degli enti locali e pagheranno , sulla loro pelle (soprattutto categorie come i pensionati), la diminuzione delle corse e della possibilità di muoversi nelle città e nel territorio. I dipendenti con il rischio di vedere messi in discussione i diritti acquisiti. Quei diritti che i recenti accordi sindacali non hanno completamente e definitivamente messo al sicuro. Questo mix formato da maggiori entrate a carico dell’utenza e minori servizi a disposizione dell’utenza, assomiglia tanto alle politiche recessive dei governi liberisti. Eh si perché se la sinistra è per il potenziamento dell’uso del mezzo pubblico, questa politica determinerà l’effetto opposto e cioè la fuga dai bus e dai treni. Un tendenza confermata anche dagli ultimi dati. Infine, nessuno dice che la vendita ad esterni della futura new company, rappresenta un nuovo colpo al prestigio dell’Umbria. La nostra Regione non ha più una banca, non ha più un tessuto industriale degno di questo nome, e, con la perdita di Umbria Tpl, rischia di non avere più nemmeno aziende pubbliche degne di questo nome. La Gesenu e la Sipa sono già da tempo a capitale privato, la Vus sta cercando soci privati per alcuni comparti e Umbria tpl 2 diventerà o delle ferrovie dello Stato o dei francesi. E’ stato aperto un dibattito sulle primarie, cioè sul metodo per scegliere la classe dirigente. Noi di Sel siamo sempre stati favorevoli a questo istituto. Ma i fatti di questi ultimi mesi ci impongono di dire che il possibile cambio degli uomini deve essere preceduto da un cambio di cultura del Governo locale. Altrimenti il rischio è che le Umbria tpl si moltiplicheranno in maniera inesorabile.

Gigi Bori

Coordinatore Regionale di Sel Umbria

 26/08/ 2013

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