Kaled ( il nome è inventato), non è italiano, Kaled è africano.
L’ho incontrato casualmente, mentre facevo jogging con degli amici a Piazza Nuova in Assisi.
Neanche 20 anni, la faccia smarrita, ci veniva incontro con fare incerto.
Un maglione indosso dai colori improbabili, dei jeans alla caviglia, gambe nude e pelle scura, il tutto messo in risalto, in quella giornata piuttosto fredda ed umida, da un paio di gelide ciabatte. Però non era il freddo a farlo tremare ma Kaled, si percepiva, tremava dalla paura.
Alla nostra vista avrebbe voluto nascondersi, i suoi occhi smarriti avrebbero voluto evitare tutto: il nostro incontro, il nostro pregiudizio e probabilmente la nostra superbia.
Potrebbe essere l’inizio di un romanzo, una delle tante storie di immigrazione che riguardano le sorti di tante vite umane e che sfiorano quando più e quando meno le nostre coscienze e le nostre responsabilità.
Invece la presenza di questo ragazzo, è reale“Kaled” era appena fuggito dal centro di accoglienza situato in Assisi.
Si tratta infatti di una persona facente parte di un gruppo di rifugiati o di esiliati politici, non si conosce bene lo status effettivo, ospitati da una struttura privata, in una tranquilla frazione montana, del Comune di Assisi. Questa presenza è giustificata dalla disposizione avvenuta dalla Prefettura di Perugia e rientrante nel quadro dei provvedimenti previsti , per consentire una equa distribuzione degli immigrati in regola con i documenti e quindi non clandestini, nel territorio italiano.
Anche Assisi dunque, tramite la disponibilità di una struttura privata, si sta prestando in questo ruolo.
Non ho personalmente nulla da eccepire sulle finalità umanitarie che contraddistinguono queste operazioni ma non capisco però alcuni passaggi essenziali che cercherò di sintetizzare nei seguenti punti:
1) Pur comprendendo la discrezionalità e il riserbo da parte della Prefettura, in merito alle delicate questioni della collocazione degli immigrati, mi chiedo se la nostra amministrazione comunale sia stata allertata della vicenda? Probabilmente si.
Per fare questo tutti i soggetti coinvolti debbono essere necessariamente informati in modo preventivo ma in particolare i cittadini perché saranno coloro che dovranno convivere e condividere il quotidiano con il nuovo arrivato.
Questa è una condizione dalla quale in futuro non si può assolutamente prescindere.
30/04/2015
Francesco Mignani