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18 Aprile 2024
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Bastia Umbra Economia

Intervista a Paola Mela: “Le difficoltà del settore del tessile”

L’imprenditrice Paola Mela, insignita della Mimosa d’oro 2020 dal Comune di Bastia Umbra.

Paola, lei è stata insignita della Mimosa d’oro 2020 dal Comune di Bastia Umbra, ma a causa dell’emergenza Covid-19 la cerimonia è stata rinviata a data da destinarsi così come la riapertura di tante attività manifatturiere che costituiscono l’ossatura economica del comparto artigianale. Cosa può dirci al riguardo?
Ringrazio di vero cuore tutti coloro che mi hanno nominata per il riconoscimento e non vedo l’ora che questa avvenga di fatto. Per ciò che concerne la chiusura delle imprese produttive credo che “tsunami” definisca appieno ciò che il lockdown ha rappresentato per noi. Uno shock inatteso che ha devastato l’economia del nostro Paese. Il comparto artigianale italiano si può paragonare ad una ragnatela, vasta e fittissima. Un organismo vivente composto da tanti marchi e piccoli laboratori, togli un pezzo e si smonta tutto. In particolare il settore moda che può generare ricchezza, lavoro, prestigio solo se tutelato nella sua interezza. Gli interventi: chiarezza innanzi tutto, messaggi semplici e comprensibili, provvedimenti immediati da parte del “nostro” governo. Va risolto con urgenza il problema liquidità delle aziende con un piano preciso, veloce, senza “favole” e burocrazia. Una politica industriale ad hoc per ogni esigenza di settore. Azzerare le imposte per tutto il 2020 è fondamentale perché trattasi di un anno che non ha precedenti. Non si può recuperare ciò che si è perduto, ma dare sollievo alle imprese per permettergli di ripristinarsi e programmare il ritorno alla normalità negli anni a venire riacquistando il ruolo per cui sono nate; creare economia e benessere nel territorio. Per quanto riguarda la convivenza con il virus sappiamo che sarà dura e difficile, pertanto la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è più che necessaria attuando le misure atte a garantire la salute di tutti i presenti. Sarà un percorso di cooperazione e di salvaguardia da affrontare insieme.

Paolamela cashmere, nel 2008, reagì alla pesante crisi che aveva investito l’economia mondiale lanciando il su misura anche a distanza in vari paesi, trasformando l’azienda in una piccola impresa globale. Nel 2018 ha festeggiato i suoi primi 30 anni di attività con il restyling del factory store. Come reagirà adesso?
Ogni epoca porta con sé nuove situazioni, nuove esperienze. Un proverbio indiano dice che “La vita è un ciclo continuo, sempre in movimento: se i bei tempi passano, passeranno anche i momenti difficili” ed è questo che faremo: lavoreremo per vincere, io, la mia famiglia, insieme al nostro staff.
Uno dei principali comandamenti di un imprenditore è reinventarsi. È una nuova fase per il nostro settore e, proprio perché sembrerebbe non potersi esaurire in tempi celeri, è necessario elaborare e rafforzare quanto più velocemente possibile nuovi elementi strategici. Investire nel digital non sarà più solo importante ma fondamentale. Sfilate virtuali e vendite in showroom con nuovi format come la videochiamata, ma sempre con un’anima anche se potrebbe sembrare “artificiale”.  Dovremo elaborare un programma di intrattenimento che accompagnerà la promozione dei prodotti. Il nuovo racconto di noi e  del “saper fare” e del “far bene” veicolato dal web e dai social. L’esperienza in Boutique sarà sempre più una conseguenza di questo. Penso sia finito il momento di immettere nel mercato troppa merce, i prodotti che verranno dovranno essere autentici, di eccellenza riconoscibile, seri e duraturi. Si comprerà forse di meno ma sicuramente meglio. L’italia è un Paese di straordinaria bellezza, ne siamo circondati. L’Italia è la patria della cultura, della passione e della creatività. Usciremo da questo “tsunami” solo con unione, forza e carattere.  Ho notato, in questo periodo, solidarietà e coesione tra le persone, dobbiamo essere orgogliosi dell’ esempio che stiamo dando, soprattutto  ai giovani. Non posso parlare di orgoglio invece per quanto riguarda il “nostro governo” al quale diamo la possibilità di tenerci agli “arresti domiciliari” e di “licenziarci” dalle nostre attività lavorative senza nulla “dare” sebbene “noi” tanto diamo. Nonostante tutto voglio essere positiva. Le persone hanno avuto modo di riflettere e spero che questa pausa forzata ci farà apprezzare quello che abbiamo dato per scontato, la libertà prima di tutto. Sarebbe anche bello ricostruire una scala di valori e priorità. Auspico si mettano le basi per un nuovo boom economico come è avvenuto nella seconda guerra mondiale. A vincere sarà la qualità del MADE in ITALY.

Quali sono le richieste che gli artigiani di Bastia e Bettona fanno agli enti locali e regionali a breve e medio termine?
Abbiamo bisogno di sostegno sotto tutti i punti di vista. Le istituzioni locali non devono stancarsi di pressare il governo centrale che sa solo mettere i conti in tavola, senza che però si tocchi nulla. Abbiamo una burocrazia da snellire e questi due mesi hanno portato alla luce i limiti che questa comporta. Ci hanno però insegnato che si può continuare a fare, diversamente. Ma per fare bisogna creare le condizioni per essere in grado di ripartire. Ci attende un periodo di rivoluzione, ma non è questo a spaventarci quanto, piuttosto, la totale assenza di risposte certe; stiamo brancolando bendati nel buio, ma continueremo a far sentire le nostre voci. Lo faremo per il rispetto di tutti i sacrifici che il lavoro comporta, per i nostri dipendenti, per le loro famiglie e per il nostro paese. Torneremo a beneficiare di altri ritmi, probabilmente meno serrati di quelli a cui siamo stati abituati fino a qualche tempo fa, purché qualcuno ce lo permetta!

In provincia di Rieti, Fendi e il gruppo Lvmh stanno finanziando corsi gratuiti all’Accademia di alta sartoria Massoli per insegnare ai giovani il mestiere dell’artigiano nell’industria del lusso dove stanno scomparendo professionalità come modellista, tagliatore, ricamatrice: potremmo riproporre un progetto analogo nel nostro territorio?
Assolutamente! Bisognerebbe creare un ente formativo per promuovere tra i giovani la cultura del “mestiere” dando valore alle capacità della natura stessa dell’homo faber, l’artigiano, inteso come artefice e creatore di innovazione, legato però alla cultura del territorio. Il lavoro artigianale costituisce infatti una delle poche carte che possiamo giocare per trovare una collocazione sulla scena internazionale. Le imprese artigiane hanno però bisogno di nuove risorse per rispondere alle esigenze del proprio sviluppo e la necessità si lega principalmente al fattore del ricambio generazionale, totalmente assente e la verità è che ci sono dei mestieri che stanno scomparendo. Circa 10 anni fa insieme a Monica Paracucco di Sustenia abbiamo elaborato il progetto dell’“Università dei Mestieri” ma, ahimè, nessuno ha poi voluto sviluppare l’idea. Ora, finalmente, abbiamo trovato nell’attuale Amministrazione di Bastia, nella persona del sindaco Paola Lungarotti, un notevole interesse e si è cominciato a lavorare per il raggiungimento dell’obiettivo: creare, sviluppare e diffondere competenze dirette all’occupazione di giovani e riqualificare coloro che hanno purtroppo perso il lavoro. La mia visione del futuro è essenzialmente positiva: abbiamo finalmente la possibilità di dare un nuovo ordine alle nostre priorità, ma soprattutto stiamo usando il tempo per fermarci e per pensare. Questa battaglia la vinceremo noi, a colpi di ingegno, qualità e bellezza.

 

 

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