Durante l’estate dell’anno 1946 anche in Assisi ebbe luogo una campagna elettorale particolarmente accesa che, inevitabilmente, risentiva degli effetti della guerra civile e della lotta di liberazione. Si confrontavano due liste contrapposte che, rispettivamente comprendevano la Sinistra (PCI-PSIUP) e lo schieramento conservatore (DC e Uomo Qualunque).
Questi furono i risultati della votazione svoltasi nel mese di settembre :
Sinistra Voti 6.459 pari al 67,04% Seggi spettanti 24
DC e UQ “ 3.175 pari al 32,95% Seggi spettanti 6
Si giungeva quindi alla data del 26 ottobre 1946 che vedeva insediarsi il nuovo Consiglio Comunale come registrano le cronache del tempo che in parte riporto testualmente: “Dopo 20 anni il campanone della torre municipale ha fatto nuovamente udire i suoi rintocchi per riunire a consiglio i nuovi eletti dal popolo. Seduta eccezionale quella di oggi: vivamente attesa per la relazione del Sindaco uscente (Terzo Romano Fabbri) e per le dichiarazioni programmatiche di quello subentrante. Allo scadere dei rintocchi alle ore 15 la sala del Consiglio era gremita”. Dominava sulla piazza principale una grande bandiera rossa.
Lo scranno presidenziale era occupato nella veste di Consigliere Anziano dall’avvocato GIUSEPPE SBARAGLINI che poco dopo, esaurite le fasi protocollari, ringrazia il Sindaco uscente per l’azione svolta in momenti particolarmente difficili, traccia le linee programmatiche della nuova amministrazione che non è altro che l’esaltazione del suo credo. Ha scelto Assisi, terra dei suoi genitori Sbaraglino Sbaraglini e Geltrude Bini, verso cui è legato da un amore atavico per il quale ha declinato la proposta di entrare a far parte come Ministro nel Governo Nazionale presieduto da Ferruccio Parri. Nella stessa seduta del 26 ottobre viene eletto Sindaco con 27 voti su 30, risultato quasi plebiscitario se si considera l’apporto di alcuni consiglieri di opposizione. Dagli atti del Consiglio Comunale merita di essere riportata la risposta del neo eletto sindaco a chi accusava la maggioranza di ateismo e di materialismo: “Rispettiamo la religione, anzi crediamo che essa risponda a un bisogno dell’anima umana che sia conforto agli afflitti e speranza, remora, incitamento al bene…………Non ripudiamo la divinità e nella immensità profonda restiamo nell’angoscia dell’ inscrutabile. Come il grande pilota della nave che affonda gridiamo con Victor Hugo Quando ci si avvicina alla porta oscura dell’eternità credere è difficile, non credere è impossibile”.
Forte del prestigio del suo passato di uomo politico di alto livello, quale poc’anzi ci è stato egregiamente descritto dal relatore Edo Romoli, e con l’accortezza della sua formazione di giurista rispettoso delle regole e degli equilibri, Sbaraglini procede senza intralci alla formazione della Giunta nelle persone di Alfredo MODESTINI, Maceo ANGELI, Sebastiano VENEZIANO, Mario PASSERI (assessori effettivi) e di Antonio DIOSONO ed Elvio TRAVAGLIA (assessori supplenti).
I problemi da affrontare sono tanti ma appare significativa la scelta di trasparenza che risulta da una delle prime delibere con cui venne decisa la trasmissione a mezzo impianto radio del Comune (ogni domenica dalle ore 10 alle ore 11) delle principali notizie sull’attività svolta dall’ente pubblico. Occorreva proseguire l’opera di riorganizzazione dell’intero apparato pubblico iniziato dal Sindaco Fabbri e nello stesso rendere consapevoli i cittadini delle misure adottate.
A tal fine con atto del 9 gennaio 1947 venne costituito il Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Autonoma di soggiorno nelle persone del prof. Alfonso Falcinelli, del prof. Carlo Taddei, Rossi Andrea, Vignati Pietro, Chiarini Almachilde (ingegnere comunale), Sergiacomi Saverio (in rappresentanza dei Medici), Paci Cleante, Natali Claudio, Torelli Lelio (designato da ENIT). A costoro si aggiunsero per la categoria Commercianti Ceccarani Milon, Damiani Leone, Aristei Basilio e per titolari di alberghi e pensioni Stoppini Pietro e Guglielmo e Rossi Ulisse, per gli Industriali Perotti Giuseppe, Cicogna Eolo, Carli Ernesto.
Non venivano trascurate le situazioni della vita quotidiana con una accorta gestione della politica annonaria per disciplinare il conferimento delle carni bovine, reprimere i diffusi fenomeni di macellazione clandestina, l’assegnazione di 5 kg. di lardo per famiglia. Venne intensificata la vigilanza sui frantoi e disposto un accantonamento di 36 quintali di prodotto da distribuire in ragione di 320 grammi pro capite. Molti generi alimentari erano calmierati e venivano distribuiti con necessitata parsimonia (1/2 kg. di riso al mese, zucchero, caffè, grano turco, baccalà).
Per il commercio del latte esistevano posti di blocco alle porte della città, mentre le uova da porre in vendita non potevano superare il limite settimanale di 1.000, mentre altre forme di speculazione come la vendita di finocchi a prezzo maggiorato venivano sanzionate con la chiusura temporanea dell’esercizio.
Con delibera n.5/260 del 3 maggio 1947 veniva regolamentato il taglio di piante della foresta demaniale che rischiava la devastazione derivante da prelievi abusivi e dei boschi di proprietà privata. Il 20% della legna da ardere doveva essere conferito al Comune, mentre il resto era contingentato per evitare inopportune “esportazioni” nei comuni confinanti. Veniva anche disciplinata la distribuzione di fascine alle famiglie meno abbienti alle quali , per alleviare i rigori del periodo invernale, venivano anche distribuiti gratuitamente gli indumenti forniti dal Comando Militare Alleato.
Dal programma UNRRA venivano assicurati 200 pasti al giorno distribuiti in base all’Elenco dei Poveri dove erano stati iscritti 19 nuclei familiari per un totale di 68 persone. Venivano anche regolamentati con apposita delibera i prezzi dei cofani mortuari fissati per i poveri in lire 1800 (per le bare di pioppo) e in lire 2000 per quelle in abete. Si affrontò il problema degli alloggi sollecitando il Commissariato competente alla requisizione degli stabili mobiliati e non occupati in via continuativa.
L’azione di riordinamento dell’apparato amministrativo comprese l’esame e la definizione di 500 ricorsi contro l’imposta di famiglia, mentre grande attenzione venne riservata alle scuole e al Liceo Cittadino per il quale si procedette alle nomine del Preside (prof. BOTTARI Amerigo) e del corpo docente nelle persone del Rev. P. Caciolo Ludovico (latino e greco), di Manca Federico (filosofia e storia), GRASSI Ida (Italiano), Feliciani Caio (Fisica), Cavallaro Raimondo (Matematica), Trotta Adriano (Scienze e Chimica), mons. Goggi Pietro (Storia dell’Arte), Benincampi Francesco (Educazione Fisica). E’ questo un altro esempio del superamento dei confini ideologici per assicurare agli studenti insegnanti tra i più preparati tra quelli al momento disponibili.
Un capitolo a parte di questa memoria deve essere riservato al rapporto di amicizia e reciproca stima tra il Sindaco Sbaraglini e il Vescovo Giuseppe Placido Nicolini per il quale in occasione del suo settantesimo compleanno venne deliberato dalla Giunta Municipale il conferimento della cittadinanza onoraria con questa motivazione: ”per le benemerenze acquisite durante il suo ministero episcopale svolto nella diocesi, per la proclamazione a Patrono d’Italia di San Francesco, e per l’opera umanitaria e benefica profusa al di sopra di ogni idea politica e religiosa a favore di tutti i perseguitati della violenza nazi-fascista che a lui si rivolsero per avere aiuto e assistenza”. La pergamena che la contiene venne curata dal Consigliere Angeli Maceo con l’arte pittorica del suo inconfondibile stile.
Questo atto solenne di vera pacificazione non fu l’unico nel rapporto tra questi due personaggi perché a distanza di alcuni mesi essi sottoscrissero, in data 10 ottobre 1947 (l’ultimo provvedimento firmato dal sindaco in carica) l’atto costitutivo del COMITATO PRO ASSISI – PAX ET BONUM con lo scopo di “assicurare tranquillità e prosperità alla Città Santa d’Italia, rendendo sempre più attivo e operante in essa e da essa Il Verbo di vita e di Amore universale……….In primo luogo il Comitato si porrà i problemi della miseria, della fame, della umanità perduta, problemi che hanno paurosi riflessi sulle sorti della stirpe e della stessa civiltà, per procurare di salvare l’infanzia dall’abbandono, dalla malattia, dalla corruzione, dalla delinquenza e, quindi, i problemi della disoccupazione, per concorrere, con ogni mezzo ad eliminare questa piaga sociale, assicurando a tutti dignità di vita nel lavoro”.
Gli ultimi mesi del suo mandato vennero segnati dalla dolorosa scissione provocata all’interno del suo Partito, a livello nazionale, da Giuseppe Saragat e da Matteo Matteotti, evento che Sbaraglini in un lunghissimo intervento del 2 febbraio 1947 giudicò “errore gravissimo” auspicando che si trattasse di una parentesi di breve durata.
Proseguivano le iniziative volte a migliorare la vita della popolazione: tra queste la cronaca registra una delibera del 22 maggio 1947 che su proposta dell’Assessore Veneziano attivò una Colonia Estiva per i ragazzi del territorio nei locali del Convitto Nazionale restituiti alla comunità al termine della lunga destinazione ad Ospedale Militare. L’iniziativa venne finanziata in parte con il ricavato di un Concerto vocale e strumentale che segnò la ripresa di un clima sociale coerente con la migliore tradizione di Assisi.
L’intensa parabola umana di Sbaraglini si stava avviando rapidamente alla fine tanto che in occasione della festività del 4 ottobre 1947, non potendo partecipare alle celebrazioni per le gravissime condizioni di salute, ricevette nella propria abitazione la visita del Presidente Enrico De Nicola (cittadino onorario di Assisi dal 27 settembre 1946) e delle altre personalità al seguito. Le sue ultime parole furono: “Non abbandonate il popolo che soffre” . Pochi giorni dopo, con lettera datata 10 ottobre 1947, Sbaraglini rassegnava le dimissioni dalla carica di Primo Cittadino accettata per amore per la sua terra.
Si spense il 23 novembre 1947 “serenamente come la lucerna che ha arso abbastanza per consumare tutto il suo olio”. Con questo commovente epitaffio scritto da Averardo Montesperelli cala il sipario su una figura che rimane scolpita nella memoria della città da dove si è irradiato il “socialismo francescano” che verrà riassunto nella successiva relazione dello storico Guglielmo Giovagnoni..
Il lungo corteo funebre che sfilò tra le vie di Assisi, con tutti i negozi a saracinesche abbassate, era aperto dalla corona di foglie di quercia e di alloro con nastri tricolori, inviata dal Ministro della Difesa Mario Cingolani che così onorava colui che, in tempi duri, pur militando in opposti campi, aveva lottato spalla a spalla, per gli ideali di una vera democrazia.
15/06/2017
Pio de Giuli
Redazione
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