CON LE LORO auto e roulotte avevano occupato un parcheggio intero nella zona industriale di Bastia Umbra. Nomadi di etnia sinti, in gran parte provenienti dalla Sicilia, si erano insediati nell’area finendo nel mirino della polizia, che da tempo li teneva d’occhio. A monitorare i loro movimenti, la volante del commissariato di Assisi, diretto dal vicequestore aggiunto Francesca Di Luca. Con dieci camper e altrettante automobili, avevano letteralmente invaso il parcheggio, trasformandolo in una vera e propria «pattumiera a cielo aperto».
SECONDO quanto riferito dagli investigatori, sul posto venivano addirittura stesi gli indumenti – non sui classici stendini, ma sulle inferriate delle aziende confinanti –, mentre le donne e i bambini attendevano sotto le pensiline delle roulotte il ritorno dei capifamiglia, in giro per la città dove sostenevano di svolgere il mestiere di «arrotino». Tutti elementi che avevano convinto la polizia a ritenere che si trattasse non di un semplice momento di sosta ma di una «invasione di suolo pubblico per un periodo consistente». Per questo qualche giorno fa è scattato il blitz, che ha visto in azione anche gli agenti della polizia municipale e i carabinieri di Bastia. Per prima cosa sono state controllate le macchine e i camper, venti in tutto. Considerato che nel campo c’erano molti minorenni, le forze dell’ordine hanno proseguito con l’identificazione di occupanti e intestatari delle vetture.
NON POCHI quelli trovati con precedenti alle spalle e fogli di via da comuni italiani, perché «abitualmente dediti a commettere reati». Nel corso dell’operazione i poliziotti hanno anche notificato ad una trentottenne originaria di Noto, nel Siracusano, un verbale di elezione di domicilio per un furto con destrezza da lei commesso nella provincia di Ferrara. Ma c’è di più. Dalle verifiche eseguite in occasione del blitz, è emerso anche un altro particolare. Alcune macchine erano state più volte utilizzate per compiere le cosiddette «truffe dello specchietto», un escamotage per spillare euro agli automobilisti inducendoli a pagare una somma per riparare al danno causato all’auto del truffatore, anche se in realtà la rottura dello specchietto non era mai avvenuta.
Chiara Santilli