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19 Ottobre 2024
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Politica

Perugina: CIG strumento inadeguato. Nestlè presenti un piano industriale.

Giorgio Airaudo

Nelle ultime 24 ore numerosi articoli delle agenzie di stampa e dei quotidiani
nazionali hanno riportato le vicende della Perugina, importante azienda
italiana dell’industria dolciaria, fondata a Perugia nel 1907 e la cui
proprietà è stata ceduta alla multinazionale Nestlè nel 1988. Proprio Nestlè
ieri ha comunicato ai sindacati la scelta unilaterale di voler mettere in cassa
integrazione ordinaria 867 lavoratori dello stabilimento Perugina Nestlè di San
Sisto.

I lavoratori, dopo che l’azienda ha comunicato la sua decisione, hanno
annunciato uno sciopero di 8 ore, come hanno riferito in una nota congiunta
Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila-Uil e Rsu, precisando che nelle assemblee in corso i
lavoratori chiedono solidarietà e non cassa integrazione. Nella nota sindacale
si afferma: “siamo consapevoli della gravità della crisi in essere ma siamo
altrettanto consapevoli che i suoi effetti sono amplificati oltremodo dalla
mancata reazione, attraverso scelte industriali coraggiose ed investimenti, da
parte del management italiano. Per questo non riteniamo accettabile scaricare
in modo superficiale le conseguenze di questa situazione esclusivamente sul
salario dei lavoratori, attraverso l’utilizzo di un ammortizzatore passivo e
difensivo quale è la cassa integrazione. Il contratto di solidarietà al
contrario presuppone un accordo su un piano industriale che va condiviso con i
sindacati e con la Rsu. Piano industriale che deve dare una prospettiva seria a
fronte della quale i lavoratori possano affrontare i sacrifici che vengono loro
richiesti, sapendo sono finalizzati al rilancio della loro fabbrica”.
Come sottolineato dai sindacati, il problema che si presenta è l’assenza di un
piano industriale e la debolezza del management italiano nel rispondere all’
attuale congiuntura economica.

La possibilità di ricorrere ai contratti di solidarietà, costringendo il
management a elaborare un piano industriale, è in grado di dare fondamento
concreto alla garanzia di occupazione, orientando l’azienda a investire e a
rilanciare la produzione nel territorio umbro. Per la necessità di alimentare
il fondo che eroga le risorse per i contratti di solidarietà, SEL ha depositato
una proposta di legge, proprio nell’ottica di sostenere questo tipo di
intervento in situazioni come quella di Perugina ma anche di altre aziende come
Electrolux. Il contratto di solidarietà, infatti, è uno strumento di gran lunga
preferibile alla cassa integrazione ordinaria. Purtroppo, l’atteggiamento di
Nestlè e la mancanza di una guida forte a livello di direzione d’azienda non
rendono questa strada percorribile.

Per questo motivo, insieme a Titti di Salvo e Antonio Placido, ho rivolto un’
interrogazione scritta al Ministro del lavoro e delle politiche sociali per
convocare urgentemente un tavolo di trattative. L’obbiettivo è portare l’
azienda Nestlè a presentare un piano industriale per la Perugina, anche
ricorrendo ai contratti di solidarietà, invece che alla cassa integrazione.

19/02/2014

Giorgio Airaudo
Deputato Sinistra Ecologia Libertà

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