Il confronto intellettuale rappresenta il sale della democrazia. Accolgo quindi con soddisfazione la possibilità di chiarire ulteriormente e in modo più diretto la mia posizione, a seguito della lettera dell’avv. Malfetta in merito al mio articolo. Avrei tuttavia apprezzato un tono più sereno e un percorso argomentativo meno da tribuno – e soprattutto meno infarcito di fallacie logiche. Dovremmo puntare a riflettere insieme, razionalmente e con argomentazioni solide, senza arroccarci su posizioni pregiudiziali.
Ringrazio l’avv. Malfetta per aver pubblicato, per la prima volta, la sentenza del giudice di pace di Perugia: emerge un percorso argomentativo molto allineato (forse troppo) con quello della Cassazione, inclusa l’errata citazione dell’art. 54 TUEL in luogo del corretto art. 48 TUEL, senza che si siano analizzate le implicazioni sistematiche della giurisprudenza di legittimità. Ciò conferma la necessità di un ricorso contro tale pronunciamento, come anche contro eventuali, future decisioni negative.
Non perdiamo però di vista il problema centrale, che non riguarda né l’assenza della delibera di giunta, né il confronto giuridico in sé. La questione cruciale è la seguente: nella nostra città esiste un incrocio in cui decine di automobilisti ogni giorno si arrogano il diritto di ignorare il semaforo rosso, mettendo a repentaglio la propria vita e quella degli altri.
La legge dei grandi numeri è inflessibile: continuando così, prima o poi assisteremo a un dramma che avremmo potuto evitare. Come collettività abbiamo il dovere di agire, punendo severamente chi attraversa con il rosso, al fine di ridurre il rischio di eventi tragici.
Bisogna essere chiari: chi passa con il rosso sbaglia e deve essere sanzionato, affinché capisca e non lo ripeta. Il resto – delibere, sentenze, ordinanze – sono strumenti giuridici che servono a tutelare questa necessità fondamentale. Detto in altri termini: va riattivato il t-red.
Se invece si ritiene legittimo passare con il rosso anche a costo di mettere a rischio vite innocenti, allora si opera su un piano radicalmente opposto e inconciliabile rispetto al mio.
Il senso della mia posizione è tutto riassunto in queste righe, quello che scriverò di seguito sarà un mero ribadire concetti già espressi in maniera ancora più chiara, affinché tutti possano comprenderli.
L’avv. Malfetta ha scritto:
Non so quale opinione della politica abbia quando afferma: “é pericoloso, perché qualunque amministratore sarebbe legittimato a rimuovere degli autovelox o t-red in una data zona della città scelta strategicamente, al fine di guadagnare il voto di qualche cittadino che pigia un po’ troppo sull’acceleratore e si dimentica selettivamente di fermarsi al semaforo”.
Io non penso che il nostro paese sia colmo di corrotti e corruttori!
Non comprendo perché mettere in mezzo corrotti e corruttori, che sono concetti ben diversi, quando si parla semplicemente del rischio di attribuire scelte gestorie di dettaglio alla politica, che dovendo farsi rieleggere ha degli incentivi, nel compiere le proprie scelte, che sono di breve termine e influenzati dalla necessità di rimanere popolare. È per questo che le scelte di dettaglio sono rimesse a una dirigenza tecnica che non deve farsi rieleggere, ed è quindi maggiormente libera nel decidere il caso concreto, mentre la politica indica la rotta e vigila sull’operato dei dirigenti.
Credo che far riferimento a “corrotti e corruttori”, nell’argomentazione dell’avv. Malfetta, sia un chiaro esempio di straw man argument, cioè quella fallacia logica che consiste nel confutare un argomento proponendone una rappresentazione errata o distorta.
L’avv. Malfetta ha poi scritto:
Quanto alla sua “possibile soluzione” mi lascia alquanto sbalordita:
Lei scrive: se si vuole sfruttare l’occasione della “maggiore chiarezza” (fittizia) data da questa prima sentenza, si dovrebbe fare una delibera di giunta finalizzata a fornire copertura giuridica alla riattivazione del t-red. Ma come? Ritiene quindi che la delibera sia necessaria??
Come già argomentato, non credo che la delibera di giunta sia necessaria – anzi, credo che l’ordinanza della Cassazione che la richiederebbe si ponga fuori dal quadro normativo attuale e abbia seri difetti motivazionali. Credo tuttavia, come già scritto abbondantemente, che la priorità della nostra collettività debba essere di riattivare il t-red, per ridurre il numero di incoscienti che passano con il rosso e, di conseguenza, ridurre la probabilità che qualcuno rimanga vittima di un incidente.
Se è quindi opportuno fare una delibera molto probabilmente inutile ma che consentirebbe di riattivare il t-red e ridurre il rischio di incidenti (potenzialmente mortali) non ho alcun dubbio su quale opzione scegliere. Il concetto riprende un po’ il percorso logico della scommessa di Pascal.
Meglio un atto in più, che discutere del perché non si sia fatto abbastanza dopo una tragedia.
L’avv. Malfetta scrive inoltre
Questa sua frase invece mi indigna personalmente:
“Ci sarebbe ovviamente il problema politico di spiegare questo approccio, oggettivamente incoerente ma strategicamente e pragmaticamente sensato, ad un elettorato spesso disattento e tecnicamente impreparato”
Basta, la smetta di definire i cittadini delinquenti, disattenti, tecnicamente impreparati. Mi viene spontaneo chiederle: ma chi si crede di essere?
Indignarsi è il modo perfetto per non avere un dibattito di qualità, poiché rappresenta un’altra fallacia logica (tra le tante della lettera dell’avv. Malfetta), nello specifico è chiaramente un argumentum ad misericordiam. Comprendo che non c’è un interesse intellettuale a comprendere la realtà per trovare la soluzione più efficace per tutti, quanto più si vuole argomentare per la necessità di sostenere una posizione alla quale ci si è pregiudizialmente legati. Proverò comunque a spiegare meglio ciò che ho scritto nel mio precedente articolo.
Le persone, in media, inclusi me e lei, non sono particolarmente attente né particolarmente preparate. Nei casi più fortunati sono consapevoli di queste loro mancanze, in molti altri no (v. effetto Dunning-Kruger).
Può essere interessante leggere in merito il bel libro di Daniel Kahneman “Pensieri lenti e veloci” e l’ordinanza Cons. St. 8650/2022, che introduce nel diritto italiano proprio quegli studi di Kahneman sulla c.d. razionalità limitata, secondo cui le persone agiscono sulla base di condizionamenti esogeni e bias cognitivi astrattamente in grado di portare a decisioni “irragionevoli” se parametrate a quelle che sarebbero prese da un soggetto ipoteticamente attento e avveduto. Non aiuta il fatto che siamo il penultimo Paese in Europa per numero di laureati e che un italiano su tre è analfabeta funzionale, cioè persone che “sanno leggere e scrivere, ma hanno difficoltà grandi (o addirittura insuperabili) nel comprendere, assimilare o utilizzare le informazioni che leggono”. Mi sembra un contesto molto complesso in cui spiegare concetti difficili di diritto amministrativo e giurisprudenza di legittimità.
Oltre queste analisi, mi preme chiedere all’avv. Malfetta di non mettermi in bocca cose che non ho mai detto. Non ho mai definito nessuno “deliquente”, anche perché “deliquente” è chi commette un reato, e qui stiamo parlando di sanzioni amministrative.
È molto grave avermi addebitato una cosa che non ho detto e per questo pretendo un suo chiarimento e delle scuse.
Il confronto su questi temi deve mantenere un tono razionale, rispettoso e soprattutto centrato sul merito delle questioni, senza scadere in argomentazioni emotive o distorsioni del pensiero altrui. È fondamentale ricordare che, al di là delle querelle giuridiche e delle tecnicalità normative, la posta in gioco è la sicurezza reale dei cittadini: ignorare il rosso a un incrocio non è un’opinione, è una condotta pericolosa che va sanzionata con fermezza per tutelare tutti.
04/05/2025
Pier Luca Cantoni
