La quarta ondata del Covid-19 contribuisce a seminare disordine nell’ Amministrazione bastiola, gestita in punta di diritto dal segretario comunale.
L’ultima incertezza, chissà per quale ragione, è emersa ieri sera quando poco più di un minuto dopo essermi collegata alla seduta del consiglio da remoto, pur trovandomi in stato di quarantena, il panico da pandemia deve aver suggerito al presidente del consiglio di telefonarmi per dirmi che la mia situazione non era compatibile con la partecipazione.
Inizialmente ho eseguito quanto richiestomi, sollevandomi però il dubbio che tale evenienza fosse manifestamente illogica ed infondata.
I motivi dell’assoluta infondatezza della tesi secondo la quale un amministratore in quarantena o malattia (nell’ambito del suo rapporto di lavoro) non potrebbe partecipare alle sedute degli organi collegiali constano nel fatto che i consiglieri comunali, come pure sindaco e assessori non sono legati al comune da un rapporto di lavoro subordinato, bensì esclusivamente da un rapporto organico di diritto pubblico, conseguente alla loro elezione o nomina alle cariche politiche rivestite.
Sindaco, assessori, consiglieri non stipulano un contratto di lavoro, anzi non stipulano nessun tipo di contratto: assumono un incarico pubblico, su mandato elettorale.
Ai consiglieri vengono erogati i gettoni di presenza da cui viene detratta l’IRPEF, non vengono inserite ferie, malattia o contributi nel cedolino di paga.
E’, quindi, del tutto impensabile e risibile immaginare che nei confronti di un consigliere comunale si applichi lo stato di malattia, volto a sospendere temporaneamente il dovere di adempiere agli obblighi derivanti dal contratto di lavoro subordinato se, ovviamente, il “fisico regge”: infatti, avevo preventivamente avvisato il presidente del consiglio che forse non sarei riuscita a resistere fino alla fine della seduta.
Nulla impedisce al sindaco, all’assessore o al consigliere, di continuare a svolgere la propria funzione.
Ci mancherebbe solo che una prescrizione medica possa assumere il compito di ostacolare lo svolgimento di un diritto, quello di rappresentare politicamente la cittadinanza, tutelato dalla Costituzione.
Qualcuno potrebbe obiettare che se l’amministratore locale è, però, un lavoratore dipendente, laddove sia posto in malattia non potrebbe svolgere l’attività istituzionale.
Non è affatto così. Sarebbe come legare il libero esercizio della funzione politica di una persona alle regole del rapporto di lavoro che quella medesima persona ha con un soggetto terzo: assurdo.
Per il resto, se l’attività pubblica non comporta aggravio del rischio di morbilità, può esercitare le sue prerogative come crede. Specie adesso con il collegamento da remoto.
Bene ho fatto a scartare, in quanto altrettanto paradossale ed infondata, la possibilità di ascoltare, interrompendo la connessione audio e video, quasi fosse un buon compromesso, dimenticando però, che pur essendo consigliere di opposizione, l’espressione del voto è la sostanza che onora il ruolo istituzionale nell’ambito dell’organo collegiale.
Una tesi totalmente scombiccherata che possiamo attribuire al panico e pratico ed organizzativo che investe la regione Umbria in questi giorni.
30/12/2021
Laura Servi Consigliere comunale M5S di Bastia Umbra