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Politica

Federico Masciolini: riflessione e posizione personale sull’attuale situazione politica

Federico Masciolini
Segretario comunale PD Assisi

Credo personalmente che minimizzare ciò che è accaduto in questi giorni ed affrontare in maniera “ordinaria” la difficilissima situazione che si è venuta a creare significherebbe nascondere la polvere sotto il tappeto e certificare la morte di una forza politica che, senza affrontare i propri problemi strutturali di fondo, tornerebbe a sbandare come è avvenuto nei 3 giorni che poi hanno portato alla rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano.

Approfitto, perché non sia equivocato il mio pensiero, per specificare che la presenza sul Colle più alto del Presidente Napolitano vada salutata con gratitudine per il sacrificio richiesto all’uomo e con positività per il ruolo di riferimento politico e morale che egli ha saputo rappresentare in un periodo difficilissimo per il nostro Paese e le sue istituzioni democratiche.
Ciò, però, non esime dalle proprie responsabilità il mio Partito per l’indecoroso spettacolo fornito in questa circostanza. Per molti di noi risultano ancora inspiegabili molti aspetti che hanno caratterizzato l’atteggiamento politico del PD in quei giorni.
La linea condivisa dalla Direzione nazionale per 50 giorni prevedeva la necessità di dare vita ad un Governo del cambiamento come richiesto dagli elettori con il voto del 24 e 25 febbraio. La si è perseguita con testardaggine, quasi fino al limite dei tempi imposti dalla situazione economica del nostro Paese e, nel momento in cui si è manifestata una possibilità concreta, ci si è girati verso quel centrodestra con il quale in più occasioni si era detto di non poter dare al Paese le risposte di cui necessitava. E non si metta in mezzo la Costituzione! Era evidente che, nonostante l’art. 83 con la richiesta di una maggioranza dei due terzi invitasse giustamente all’individuazione di una figura largamente condivisa dato il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica, la composizione dei grandi elettori avrebbe portato alla quarta votazione: non c’erano i numeri per eleggere entro la terza votazione un Presidente con maggioranza PD-M5S e non era possibile farlo con una maggioranza PD-PDL poiché il partito di Berlusconi legava a tale eventualità la nascita di un Governo di larghe intese sempre negato dal nostro Partito.
Alla luce di questo scenario risulta incomprensibile il no a Stefano Rodotà. Sarebbe passata alla storia come l’elezione da parte del Partito Democratico di un costituzionalista dal valore indiscusso, di un servitore della Repubblica e di un uomo della sinistra. Troppo è il rispetto per l’ex garante della privacy per pensare che potesse passare come un candidato “grillino”.
Ed è stata imbarazzante la vicenda della votazione che ha portato all’affossamento della candidatura di Romano Prodi, fondatore e primo Presidente del Partito Democratico, vittima di 101 franchi tiratori della sua stessa forza politica.
La successiva elezione di Giorgio Napolitano, al quale un Parlamento incapace di adempiere ai propri compiti ed un PD non in grado di avanzare un’altra proposta unitaria si sono rivolti per sbloccare un pericoloso stallo istituzionale, ha avviato il Paese verso quel Governo di larghe intese che non avremmo voluto, ma che nello scenario venuto a determinarsi era l’unica possibilità per dare un Esecutivo al Paese.
Chi scrive non è un entusiasta nel vedere il Presidente del Consiglio e Vice Segretario del proprio Partito Enrico Letta seduto accanto a uomini e donne del PDL, chiamati peraltro, a partire dall’importante poltrona di Ministero dell’Interno sulla quale siede il Segretario del PDL Angelino Alfano, a rivestire ruoli di primo piano. Ma si tratta dell’unica possibilità che ha questo Parlamento, nella situazione data, per dare un Governo all’Italia in un momento così difficile e delicato per il sistema economico e sociale del nostro Paese.

Ciò non dispensa chiaramente dal dovere di andare a ricercare le cause e le responsabilità che hanno prodotto l’inconcludenza e l’inefficacia del Partito Democratico in questa delicatissima fase della vita politica del Paese.
La realtà è che quanto accaduto ha messo a nudo i problemi strutturali e le contraddizioni di una forza politica che proprio durante l’elezione del Presidente della Repubblica sono riaffiorate in maniera evidente e preoccupante.
Ora siamo all’ultima chiamata. Il Partito Democratico ha di fronte 2 strade: dare luogo ai soliti equilibrismi tra correnti e personalismi avviandosi verso la propria definitiva liquidazione oppure dare vita subito (anche prima della scadenza naturale) ad un vero e proprio Congresso fondativo. Perché se non si ha il coraggio di dire che la forza politica nata nel 2007 non è mai diventata Partito, si continuerà a perseguire una strada accidentata e foriera di altre pagine nere.
Il prossimo dovrà essere, quindi, un Congresso vero, sereno e schietto al tempo stesso. E prima ancora di procedere ad un confronto sulle proposte politiche per il Governo del Paese dovrà finalmente definire con chiarezza identità e valori, così come la forma Partito più funzionale ed efficace a garantire partecipazione e rappresentanza in una società profondamente cambiata.
Si sarà fatta così chiarezza ed ogni iscritto, elettore e simpatizzante sarà posto nelle condizioni di poter decidere con consapevolezza e libertà se questo Partito sarà ancora in grado di rappresentarlo.
Credo che molti Democratici e molte Democratiche legheranno il proprio impegno futuro alla realizzazione di queste condizioni. Per quanto può contare sono tra questi e credo che l’Assemblea nazionale di sabato prossimo 11 gennaio fornirà dei segnali utili per favorire la riflessione personale di ognuno di noi.
08/05/2013

Federico Masciolini
Segretario comunale PD Assisi

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