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Bastia Umbra
21 Novembre 2024
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Editoriale

“Loro non mi hanno chiamato negro”

28 aprile 1967 – Muhammad Ali rifiuta l’arruolamento per il Vietnam e combatte contro gli USA l’incontro più difficile della sua vita.

Il comunicato stampa di Cassius Clay con cui spiegò il motivo della sua decisione.
“La mia coscienza non mi permette di andare a sparare a mio fratello o a qualche altra persona con la pelle più scura, o a gente povera e affamata nel fango per la grande e potente America. E sparargli per cosa? Non mi hanno mai chiamato ‘negro’,  mi hanno mai linciato, non mi hanno mai attaccato con i cani, non mi hanno mai privato della mia nazionalità, stuprato o ucciso mia madre e mio padre. Sparargli per cosa? Come posso sparare a quelle povere persone? Allora portatemi in galera. Siete voi il mio nemico, il mio nemico è la gente bianca, non i Vietcong i cinesi o i giapponesi”.

Nello stesso momento di fronte a una folla di giornalisti e persone bianche: “Siete voi i miei oppositori se voglio la libertà, Siete voi i miei oppositori se voglio giustizia. Siete voi i miei oppositori se voglio uguaglianza. Voi non mi sosterrete mai in America per il mio credo religioso.
E volete
che vada da qualche parte a combattere. Ma difenderete mai voi me qui a casa?”.

Il 28 aprile 1967, cinquantaquattro anni fa, Muhammad Ali rifiuta di combattere nella guerra del Vietnam, dichiarandosi pubblicamente obiettore di coscienza, e per questo viene arrestato, accusato di renitenza alla leva, privato del titolo di Campione del Mondo dei pesi massimi e della licenza per combatte-re sul ring.

Una scelta coraggiosa sotto tutti i punti di vista: prima di essere riabilitato passeranno tre anni e sette mesi.

 

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