26.3 C
Bastia Umbra
30 Aprile 2024
Terrenostre 4.0 giornale on-line Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara
Bastia Umbra

‘La Bastiola, una parte di Bastia’. Intervista a Vasco Ridolfi

Per soddisfare il desiderio di alcuni nostri concittadini che, dopo aver letto i racconti sulle origini e abitudini di Ospedalicchio e di Costano, avrebbero gradito ricerche anche su La Bastiola, ho pensato di intervistare uno dei nativi, l’amico Vasco Ridolfi, discendente di una delle famiglie più antiche e più numerose del luogo.

“Nel secolo XVI, per iniziativa del Papa Paolo III, venne costruito il Ponte sul Chiascio al fine di collegare agevolmente Assisi con la città di Perugia. Ma prima di quella realizzazione come si attraversava il fiume?

Dai racconti che facevano in passato alcuni anziani di Bastiola, risulta ci sia stato nell’antichità un ponte in legno che periodicamente veniva travolto dalle acque del Chiascio e che gli abitanti della zona, ogni volta, provvedevano a riparare e rimettere in funzione. Questa passerella serviva solo per far transitare le persone e qualche animale. I Papi dell’epoca, sotto il cui governo era anche Bastia, ritennero di risolvere definitivamente il problema costruendo un grande ponte, capace di sopportare tutti i carichi in transito. Così nacque il Ponte de La Bastiola.

La Chiesa di San Nicolò sembra sia stata “ricostruita poco prima del 1708”, scrive lo storico assisano Antonio Cristofani. Fu una antica realizzazione della famiglia Ridolfi, oppure ne acquisì la proprietà? Per quanti anni ne ha curato la manutenzione e la gestione per le celebrazioni domenicali e per la recita del Rosario nel Mese Mariano? Chi conosce la Chiesetta di San Bartolo, di cui dovrebbero esserci ancora dei resti sulla proprietà Santucci? – Notizie sulla costruzione della piccola Chiesa di San Nicola le rimando alla scheda compilata dalla Dott.ssa Teresa Morettoni in occasione dell’ultima sistemazione avvenuta nel 2019. “Venne edificata probabilmente dopo l’anno Mille e nei secoli ha più volte cambiato denominazione. Il primo documento catastale risale al 1354, dove viene denominata “Santus Nicolaus de Ponte Claxi”. Originariamente era inglobata in un ospedale, detto “Hospitale Pontis Chiascii”. In seguito risulta iscritta in un inventario del 1593, indicata come “San Nicolò dell’Isola Romana”, soggetta alla Pieve di Sant’Angelo.”

Veniamo al nostro amico e lettore di Terrenostre Vasco Ridolfi che ci racconta… – Riguardo alla proprietà della chiesa, pervenne a mio nonno Armeno Ridolfi (Stefano), per legittima successione alla morte del padre Alessandro, negli anni trenta. Dai ricordi di mia cugina Orfella Plini, risulta che vi si recitava il Rosario nel Mese Mariano, con l’intervento di zia Ada Ridolfi, della sacrestana Verdiana e di Stefanina Ansideri. Nel primo dopoguerra, per interessamento della famiglia Minciotti, iniziarono le celebrazioni domenicali, officiate prima da Don Otello Migliosi, nostro parente, in seguito dal viceparroco Don Angelo Lolli e dal Priore Don Gabriele Tiradossi; nei tempi successivi da Padre Ambrogio di San Damiano e, infine, dal Priore Don Francesco Fongo. Terminarono con l’inaugurazione della Chiesa di Cristo Redentore al nuovo Cimitero comunale. Quando era Priore Don Luigi Toppetti la chiesa venne ampliata e rimodernata per creare più spazio ai tanti fedeli e per esigenze dettate dal Concilio Vaticano II: gli ultimi interventi sono stati eseguiti per interessamento del Parroco di San Marco Don Francesco Santini, in particolare con il restauro della Pala dell’Altare con San Nicola di Bari e di alcune statue e quadri. Della Chiesetta di San Bartolo ho vaghi ricordi, solo che era una piccola costruzione sulla proprietà Santucci, da tanti anni dismessa. Era una delle tante Chiese edificate nel territorio di Bastia nel diciannovesimo secolo.

Fino a pochi anni fa Bastiola non era iscritta dall’ISTAT come frazione. Io so che nell’anagrafe risulta ancora indicata come “Via Bastiola”, mentre tu mi dicesti che avrebbe avuto una diversa classifica, che cosa ne sai? – Mi risulta che Bastiola era
una delle tre frazioni di Bastia e che è stata inglobata a Bastia, ma non so da quanto tempo. (N.d.r. – A questa risposta, come intervistatore mi sono voluto accertare in Comune e mi è stato confermato che la zona si chiama sempre Via Bastiola e non è mai stata classificata come frazione, quindi è una parte di Bastia).

Nella piazzetta dopo il vecchio Bar Cormanni, in prossimità di un piccolo ristorante, c’è una immagine sacra un po’ trascurata: a chi è dedicato quel sito? – Nel 1996 è stato sistemato su interessamento di Assunta Caldari e di altri bastioli; vi è stata inserita una Immagine della Madonna, di proprietà della stessa. Secondo i suoi parenti, per lei aveva un forte valore affettivo, ma non ho potuto appurare altro sulle origini di quel sito.

Credo che l’edificio più imponente e antico del vecchio agglomerato urbano de La Bastiola sia il Palazzo Pascucci. A che epoca risale la sua edificazione e chi era il Prof. Giuseppe Pascucci? – Vi sono due palazzi appartenenti ai Pascucci. Quello sulla sinistra, venendo da Bastia, è ottocentesco; l’altro sulla destra, ora di proprietà dei fratelli Giacchetti, è ancora più antico. I Pascucci lo acquistarono, dopo la prima guerra mondiale, dalla vedova del Conte Antonelli di Roma, che dovette venderlo per il dissesto finanziario subito in seguito alla rivoluzione russa. Infatti la Contessa perse tutto il suo patrimonio terriero in quel paese. Il suo cocchiere, Michele de Moscone, raccontava che per attraversare quei possedimenti impiegava più giorni con i cavalli al trotto. (queste ultime notizie le ha ricordate Carlo Bizzarri, ricercatore di antichi siti e costumi). Del Prof. Giuseppe Pascucci so solamente che era un proprietario terriero.

Le aule della Scuola Elementare, prima che il Sindaco Francesco Giontella facesse costruire il nuovo edificio scolastico, erano nella casa del Dottor Edgardo Giacchetti, con uscita diretta nella pericolosa strada statale ex 75 Centrale Umbra. Tu hai avuto modo di conoscere quei locali? – Quel palazzo era di proprietà di un ramo della famiglia Pascucci. Una delle figlie, Francesca (Farmacista), sposò il Dottor Edgardo Giacchetti (Veterinario). Le lezioni si tenevano al primo piano: tre ambienti adibiti ad aule e un quarto, di servizio, era usato dalla bidella. Durante i primi due anni del periodo in cui ho frequentato (1951/ ’56) la mia aula era in un ampio locale, forse il salone del “piano nobile”, che dava sulla strada statale; era riscaldato da un camino posto al centro di una parete. Il gabinetto era al piano terra, sul retro, mentre la fontanella per lavarsi era all’esterno. Ricordo la fontanella, perché la Maestra della prima elementare, dopo la preghiera, faceva la “rivista igienica”, incluse le orecchie: chi veniva trovato non a posto, doveva scendere fuori a lavarsi. Le aule erano solo tre, per cui venivano costituite per forza le pluriclassi: la prima e la seconda insieme, la quarta e la quinta insieme; la terza era sola. C’era un bel giardino con tanti alberi, ma era proibito vagare dentro quando andavamo al bagno. Prima dell’attuale edificio scolastico, il Sindaco Umberto Fifi fece costruire un piccolo fabbricato da adibire a scuola, ma non venne mai utilizzato perché ritenuto inadatto per le modeste dimensioni e per la posizione pericolosa a causa del traffico.

Il palazzo Galletti, dove ora c’è il Ristorante “LaVilla”, era la sede degli uffici delle Fornaci di laterizi. La ciminiera di quella fabbrica è stata abbattuta il 5 aprile 1975. Alla fine dell’ultima guerrasembra ci siano stati depositati esplosivi da partedelle truppe tedesche prima di ritirarsi, ne hai sentito parlare? – La Villa Galletti era abitata dalla madre dell’Ingegnere Dante Galletti, mentre lui aveva la sua dimora nella villa a San Marco di Perugia, dove era ubicata anche una delle sue due fornaci di laterizi. Ricordo che si diceva che qui c’erano due o tre fornaci a conduzione familiare che, però, vennero soppiantate da quella di Galletti, allora più moderna con il sistema Hoffman; lo stesso proprietario aveva costruito anche delle abitazioni per i suoi operai. Ai miei tempi la fornace non era più in funzione, venivano soltanto venduti i laterizi prodotti nelle due fabbriche di San Marco e di Piscille. Ho sentito parlare da ragazzino di esplosivi lasciati dentro la fornace stessa. Ho saputo che lì si erano accampati soldati indiani, facenti parte dell’esercito inglese di liberazione, arrivati dopo il 22 giugno 1944 e che ebbero buoni rapporti con la popolazione di Bastiola, data la loro indole pacifica. Ma non so chi abbia lasciato quegli esplosivi.

Da qualche anno a Bastiola è stato scoperto un Sito Archeologico, sulla strada vicinale – già di San Biagio – indicata come Via Augusto Renzini. A quale tempio si possono riferire le mura riscoperte, a qualche divinità, oppure si trattava di un luogo d’incontro della popolazione? – Il sito archeologico di via Renzini ha messo in evidenza un sepolcreto altomedievale, probabilmente longobardo, in uso prima dell’anno mille. Tombe di oltre due metri, con all’interno scheletri, furono rinvenute negli anni ’50 del 900, in occasione dell’impianto di un frutteto, come riferisce Carlo Bizzarri.

Secondo il comune modo di intendere, fino a dove si estende la zona denominata Bastiola e comprende anche le abitazioni lungo la Strada Statale e verso la Provinciale per Petrignano?
– Bastiola si sviluppa lungo due assi che formano un quadrivio: uno, l’asse Est-Ovest, comprende Via Bastiola e Viale del Popolo (S.S.147 Assisana) con le relative traverse; l’asse Nord-Sud si snoda su Via Enrico Mattei (Provinciale Petrignanese), compreso il Ceppaiolo e Via San Bartolo con le sue traverse. Prima della forte espansione urbanistica di Bastia, a partire dagli anni cinquanta, corrispondeva all’attuale Via Bastiola, che terminava con la Villa Galletti. Andando verso Ospedalicchio l’ultima casa era quella di Candido Gorietti, oltre ad una casa colonica internata verso ovest, su un podere di Aldo Bianchi, in fondo all’attuale via Marzabotto. Altri confini sono dettati dal fiume Chiascio e dalla ferrovia. La maggior parte delle abitazioni sulle traverse sono state costruite tra la fine degli anni cinquanta e il sessanta.

Tempo fa descrissi su questa rivista il gran numero di negozi esistenti nel centro storico di Bastia intorno agli anni sessanta. Anche a Bastiola c’erano vari negozi, mi ricordo un bar, un generi alimentari, alcune botteghe artigiane; che fine hanno fatto? Sapevo anche di una lavorazione tabacchi e di un piccolo circolo ricreativo? – Importante era il Tabacchificio SO.PRO.TA. (Società Produttori Tabacco), fondato, dopo la prima guerra mondiale, da un gruppo di possidenti terrieri, tra cui la famiglia Pascucci, in seguito rilevato da Giontella. Era ubicato al piano terra del palazzo Pascucci, poi su un capannone costruito subito dietro ad esso. Era una fonte economica non indifferente che raccoglieva operaie provenienti anche dai paesi limitrofi. Il Circolo ricreativo ha funzionato per un lungo periodo, aderiva ad un’Associazione di Circoli a livello Nazionale; era ubicato ai piedi del ponte presso l’abitazione Ansideri. Era aperto tutto l’anno, ma aveva il suo clou con i “Veglioni di carnevale” e l’elezione della Reginetta. All’interno vi era un piccolo palco con ai lati due dipinti raffiguranti vedute di Bastiola ed al centro un Pierrot con una
falce di luna. All’esterno un bellissimo pioppo, con una foltissima chioma rotonda, ombreggiava la sottostante pista da ballo, utilizzata d’estate. È stato abbattuto pochi anni fa. Ora il Circolo si trova in piazza Giacchetti, dove c’era il lavatoio e l’abitazione del netturbino. A proposito del lavatoio, prima che venisse costruito dal Comune le donne del posto andavano a lavare i panni nel
Chiascio, a valle del ponte dopo la “chiusa”, usando come appoggio grosse pietre e stando in ginocchio. Locali commerciali ne esistevano di vario genere lungo la via: venendo dal ponte, sulla destra, vi era il Bar Cormanni; nella piazzetta successiva il negozio dell’ortolano Marziale Rosignoli, padre di due sorelle andate in spose ai Fratelli Mario e Villy Franchi, dei casalinghi “Terenzio e Mariettina”. Più avanti a sinistra vi era un forno gestito da Antonini, poi sostituito dal generi alimentari di Giuseppe Zeppoloni. Sempre sullo stesso lato alimentari da Checchino e poi la macelleria Marini; prima di Galletti, l’ortolano Mangialasche. Le botteghe di artigiani erano quelle dei due calzolai, Umberto e Gino; due falegnami, Tirolo e Checchino; il fabbro Cencino. Inoltre vi erano tre allevamenti di mucche da latte, che servivano le case dei bastioli; alcuni pollivendoli che smerciavano polli, uova, conigli e servivano anche la Capitale. Per ultimo bisogna citare una istituzione: il barbiere Pietro Nasini, sempre pronto al taglio, ai piedi del nostro Ponte.

La Redazione ringrazia Vasco per la sue preziose testimonianze nel descrivere questi luoghi, di cui molti abitanti poco conoscevano i passati trascorsi. Così come ringrazia anche Carlo Bizzarri per la collaborazione.

ARTICOLO PUBBLICATO SU TERRENOSTRE – NUMERO DI MARZO 2021

Lascia un commento