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Colussi di Petrignano d’Assisi: una sconfitta operaia emblematica!

Alla Colussi Group, azienda di prodotti del settore dolciario ed alimentare di fette biscottate, biscotti, riso, pasta e bevande, nello stabilimento di Petrignano d’Assisi, che ha 540 dipendenti, si è consumata l’ennesima sconfitta operaia.

La vicenda della Colussi si è chiusa a fine gennaio, ma solo momentaneamente perché tutti già parlano di ulteriori licenziamenti a fine 2018, con il licenziamento di 40 lavoratori ed altri 19 fuoriuscite tra cui 10 prepensionamenti in Naspi (che hanno ricevuto 7.000 euro lorde, la differenza tra lo stipendio e l’assicurazione) e 9 esodi volontari incentivati con 21.500 euro lorde. Questo è il frutto dell’accordo stilato il 20-11-2017 con le organizzazioni sindacali CGIL-Cisl-UIL-UGL. Per quattro di questi lavoratori il lavoro terminerà il 28 febbraio. I licenziamenti non sono certo stati effettuati tenendo conto dei criteri descritti nell’accordo, 1 anzianità di servizio –  2 condizione familiare –  3 professionalità, e tutti gli operai sono rimasti stupiti che nessuno sia stato toccato delle 40 famiglie che hanno moglie e marito che lavorano in fabbrica mentre sono stati buttati fuori lavoratori monoreddito (come un operaio originario di Scampia con 4 figli a carico) o con infortuni a dimostrazione che il capitale non usa né giustizia né si commuove.

L’accordo faceva seguito alla richiesta di ottobre con la quale l’azienda dichiarava “per motivi strutturali e di riorganizzazione del lavoro” 125 esuberi, 115 operai e 10 impiegati (di cui 5 della So.Ge.Sti. – il centro servizi), circa il 25% del personale. La mobilitazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali si è esaurita con un giorno di sciopero, martedì 17 ottobre 2017, ed un presidio davanti alla Confindustria in contemporanea con le trattative con la presenza dei segretari nazionali della categoria. In assemblea, convocata con velocità sospetta, i lavoratori ai quali, in moltissimi casi, non è stato, dato il tempo e la possibilità nemmeno di leggere i contenuti dell’ipotesi di accordo su 397 votanti hanno votato sì in 292 ma 105 (26%) non l’hanno avallato e 112 (21,0%) non hanno partecipato al voto.

Già a marzo 2017 l’azienda aveva annunciato la necessità di circa 70 licenziamenti per la volontà di trasferire a Fossano la linea delle fette biscottate e non è bastato il finanziamento dato dalla Cassa Depositi e Prestiti di 20 milioni di euro a luglio (vedi phttps://www.cdp.it/media/comunicati-stampa/da-cdp-un-finanziamento-di-20-milioni-a-colussi.kl) per bloccare il percorso verso i licenziamenti.

Ma come denunciava già ad ottobre in un volantino l’associazione politico-culturale @ sinistra di Assisi si è visto “il solito giochetto di chiedere più licenziamenti, per ottenere risorse pubbliche in cambio, e chiudere poi con un numero inferiore di licenziati facendo credere ad un ruolo positivo di sindacati, Regione e Comune”. Proprio come è avvenuto.

Il tutto mentre l’azienda parlava e parla di un piano di investimenti di 80 milioni di euro di cui 50 da impiegare come marketing e per il riposizionamento dei marchi Colussi e Misura, gli altri 30 per il miglioramento e potenziamento impiantistico e di stoccaggio, nonché per la formazione e la riconversione delle professionalità all’interno dell’organico di Petrignano. Da notare che la presidente della Giunta Regionale Catiuscia Marini ha incontrato il management della Colussi il 17 gennaio per discutere il piano investimenti dell’azienda e la gestione dell’accordo invece di cercare di mettere in discussione la volontà dei licenziamenti in una Regione come l’Umbria che ha ben 150 vertenze industriali in corso tra cui la Perugina, Novelli, Nardi, Tagina, Maran, Sogesi ecc… e dove dal 2008 il PIL è diminuito del 14,4%, gli occupati del 3,2%, gli investimenti del 46% ed i salari sono più bassi dell’11% della media nazionale.

Sì rimettere in discussione le scelte dell’azienda perché in questo caso ci troviamo di fronte ad un’industria che ha avuto, oltre a vari contributi, tantissime agevolazioni fiscali nel corso del tempo a cominciare dall’inizio perché il suo insediamento nel territorio di Assisi nel 1962 lo si deve ai vantaggi derivanti dalla Legge Speciale per Assisi del 1957.

Inoltre dal 2015 i lavoratori sono stati in contratto di solidarietà, con notevole riduzione dello stipendio, ed hanno percepito un premio di produzione fortemente ridotto. Quindi hanno fatto anni di sacrifici per ritrovarsi alla fine di fronte ai licenziamenti nella speranza del “speriamo che tocchi a te e non a me”, mentre la dirigenza ha commesso svariati errori, dallo spostamento della direzione a Milano da cui, dopo alcuni anni, ha dovuto recedere, anche per gli eccessivi costi, alla perdita di commesse come con la COOP.

Lo stesso atteggiamento della Marini lo ha avuto l’Amministrazione Comunale di Assisi ed in particolare il sindaco, come si fa chiamare, Stefania Proietti pronta ad incontrare i lavoratori ad ottobre ed a presentarsi in Confindustria il 17 dello stesso mese e solidarizzare con il presidio li davanti ma che non ha speso una parola a vicenda conclusa e posti di lavoro persi.

E pensare che il sindaco democristiano degli anni ’70 Cav. Ennio Boccacci ebbe il coraggio di requisire la fabbrica nel 1975 quando questa fu occupata dai lavoratori a seguito della richiesta di 75 licenziamenti (diventati poi 50) da parte di Giacomo Colussi.

Smemorata la Proietti e soci ma smemorati anche i lavoratori e le organizzazioni sindacali che non solo non hanno portato la vertenza al Ministero del Lavoro come è stato fatto per l’AST di Terni, ma si sono limitati ad un solo giorno di lotta senza cercare solidarietà e sostegno presso la popolazione locale che subirà inevitabilmente il contraccolpo economico della perdita di tanti posti di lavoro.

Insomma alla Colussi è andata in scena la tragedia di perdere l’ennesima partita senza nemmeno aver tentato di giocarla.

 

LUIGINO CIOTTI

 

28/02/2018

Circolo Culturale primomaggio

2 commenti

Claudio 2 Marzo 2018 at 17:45

Bravo Gigi bell’articolo tutto ciò che hai scritto è vero anzi ti dico che i licenziamenti non sono 59 ma 66 o per lo meno o fuoriusciti sin al 28 febbraio. Per la Cplussi è stata una vittoria per il sindacato tutto una Caporetto.

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Elisa 6 Marzo 2020 at 22:14

Vorrei lavore co voi

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