COMUNICATO STAMPA
83° Corso di Studi Cristiani della Pro Civitate Christiana
“Il tempo delle cose imprevedibili”

Assisi, 24/08/2025 – Si è concluso oggi ad Assisi l’83° Corso di Studi Cristiani della Pro Civitate Christiana, che dal 21 al 24 agosto ha riunito voci diverse e autorevoli intorno al tema “Il tempo delle cose imprevedibili”, confermando la sua vocazione di laboratorio di pensiero e di speranza.
Quattro giorni intensi, aperti dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, che ha invitato a liberare il Vangelo dal linguaggio complicato e moralista, per restituirlo alla sua bellezza essenziale: «Spesso con il

nostro linguaggio ‘di Chiesa’ riusciamo a rendere complicata, lontana, fastidiosa, moralista e inutile la cosa più bella che c’è». Il suo dialogo con lo scrittore spagnolo Javier Cercas, autore de Il folle di Dio alla fine del mondo, ha offerto un esempio di apertura, autenticità e curiosità, mostrando come lo sguardo esterno e libero dai pregiudizi possa restituire freschezza alla fede e al messaggio cristiano.
Il Corso ha poi visto la testimonianza intensa di Gino Cecchettin, che dal dolore per la perdita della figlia Giulia ha tratto una missione di impegno civile: «L’amore di un padre non svanisce. Trasformare il dolore in impegno non è un percorso facile né immediato, ma è possibile». A corredo della sua riflessione è intervenuto anche Flavio Lotti, presidente della Fondazione Perugia-Assisi per la cultura della pace, che ha ricordato come il prossimo 12 ottobre, in occasione della Marcia della pace Perugia-Assisi, vorrebbe invitare proprio Cecchettin ad aprire o chiudere

la manifestazione: «Guerra e violenza sulle donne sono accomunate dall’idea di possesso sulle persone. È questa la radice da combattere per costruire una vera cultura di pace».
Un momento di poesia e di musica è stato affidato a Mogol, che ha ricordato il valore della verità, della prevenzione e della spiritualità, sottolineando il potere della musica come forza che unisce e guarisce: «La nostra vita ha senso se cerchiamo di aiutare gli altri. Chi ama la vita, fortifica la vita».

Il Corso si è chiuso questa mattina con l’incontro “È lecito sperare?”, che ha visto il dialogo tra Luigino Bruni ed Marco Tarquinio. Bruni ha messo in guardia dai falsi profeti e dagli idoli della tradizione, ricordando che la speranza non è illusione ma un nuovo rapporto con il tempo: «Una storia è finita, ma non è finita la storia». Ha invitato a riconoscere che alcuni modelli del passato – nella Chiesa, nell’economia, nella vita civile – appartengono a un’epoca conclusa, e che solo celebrando il lutto si può aprire la strada alla resurrezione.
Tarquinio ha sottolineato come la speranza non coincida

con la vittoria secondo le logiche del mondo, ma sia virtù relazionale, radicata nella capacità di guardare agli altri e a Dio: «Sperare è sperare nelle persone, perché qualunque tempo viviamo il nostro sguardo sarà sempre alla ricerca di altri occhi su cui posarsi e di un altro cuore con cui sintonizzare il battito. Sperare è sperare in Dio, perché noi non ne siamo capaci».
Con questo dialogo, il Corso ha consegnato ai partecipanti e alla comunità un’eredità di pensieri e testimonianze che intrecciano fede, cultura e vita civile, confermando Assisi come luogo di confronto sincero e di ricerca di senso nel tempo incerto e sorprendente che viviamo.

Ufficio Stampa
Pro Civitate Christiana
