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Bastia Umbra Editoriale

Il Natale dello spazio pubblico: L’allestimento di Piazza Mazzini e la marginalizzazione del Presepe

Editoriale del 23/12/2025

IL NATALE DELLO SPAZIO PUBBLICO:
L’ALLESTIMENTO DI PIAZZA MAZZINI
E LA MARGINALIZZAZIONE DEL PRESEPE

 

Gerardo Dottori, La Natività, 1930, Galleria d’Arte Moderna a Roma

Anche quest’anno, a Bastia Umbra, l’allestimento natalizio di piazza Mazzini, le luminarie, l’albero e l’assenza di un vero e proprio presepe tradizionale hanno acceso un dibattito rovente e divisivo. Una discussione che ha finito per polarizzare la comunità, anziché favorire un clima di condivisione e sana collaborazione reciproca. Nonostante siano stati realizzati i presepi sul terrazzo del Comune e su quello della chiesa di san Michele.

Da rito collettivo capace di unire, il Natale dello spazio pubblico a Bastia sta rischiando di trasformarsi in un terreno di scontro simbolico. È una dinamica che si ripete ormai da alcuni anni e che merita di essere affrontata andando oltre la contingenza e la polemica immediata. L’atmosfera intima e accogliente delle luminarie, la festosità dell’albero, lo spirito natalizio degli addobbi e delle vetrine fanno parte dell’attesa del tempo di Natale per tutti e per tutte le età. Il Natale è principalmente una festa cristiana e ha profonde radici religiose che non si possono negare. Il presepe, in particolar modo, non è semplicemente un oggetto devozionale ma un elemento fondativo della cultura italiana che ha contribuito in modo decisivo alla costruzione dell’immaginario artistico e civile del nostro Paese.

Marginalizzare il presepe significa non cogliere il suo valore culturale profondo: la rappresentazione della Natività è stata per secoli uno dei principali linguaggi attraverso cui l’Arte italiana ha raccontato se stessa al mondo. Pittura, scultura, architettura, teatro sacro e tradizioni popolari hanno trovato nel presepe un punto di sintesi straordinario, capace di parlare a credenti e non credenti. Con San Francesco e il presepe di Greccio si inaugura una rivoluzione culturale: il sacro entra nella quotidianità, assume i volti, i paesaggi, le architetture dei luoghi. È da questa intuizione che prende avvio un lungo percorso artistico che attraversa il Medioevo e il Rinascimento, contribuendo alla nascita della cultura moderna. Da Giotto a Cimabue, dal Perugino al Ghirlandaio, da Botticelli a Leonardo, da Caravaggio a Rubens, fino a Tiepolo, Andrea della Robbia e, in ambito novecentesco, Gerardo Dottori, la Natività diventa uno dei temi privilegiati dell’arte occidentale. Non una riproduzione convenzionale di un tema sempre uguale a se stesso, ma un campo di sperimentazione continua, capace di rinnovarsi nei linguaggi pur restando fedele ad un nucleo simbolico ben chiaro e condiviso. In Umbria questo processo assume una forza particolare. Il paesaggio, la spiritualità francescana, la misura degli spazi urbani hanno reso il Presepe e la Natività una forma di racconto intimamente legata all’identità del territorio. È difficile comprendere la storia artistica umbra senza riconoscere questo legame.

Alla luce di tutto ciò, la questione nodale anche per piazza Mazzini non è la contrapposizione tra sacro e laico, ma, più profondamente, l’uso dello spazio pubblico come luogo di identità collettiva. Un allestimento natalizio, per quanto temporaneo, è sempre un progetto culturale e urbano. Comunica un’idea di città e di comunità, dialoga – o non dialoga – con la sua storia, parla ai residenti e ai visitatori. Quando questo dialogo si interrompe, quando i linguaggi adottati risultano avulsi dal contesto e non condivisi, il rischio è quello di produrre spaesamento anziché attrattività. Per questo motivo il Natale dello spazio pubblico non può essere affrontato come una questione episodica o di espressione personale, né demandato a decisioni assunte all’ultimo momento. È necessario che il confronto si apra con largo anticipo e coinvolga l’intera comunità: commercianti, associazioni culturali, parrocchie, realtà sociali. Il periodo che precede il Natale dovrebbe essere occasione di dibattito pubblico e di progettazione condivisa, non di contrapposizioni (tardive).

In questo quadro, è doveroso affrontare anche il tema delle responsabilità. Chi trae un beneficio diretto dall’aumento della frequentazione della piazza (negozianti, esercenti, attività di ristorazione) non può limitarsi a contestazioni dell’ultimo minuto, ma dovrebbe contribuire attivamente, anche sul piano economico, alla costruzione e alla promozione dell’immagine natalizia della città. L’identità urbana e l’attrattività non sono beni astratti: richiedono investimenti e corresponsabilità.

Per intenderci, il Natale non può essere un atto casuale di marketing. Occorre progettare un piano di comunicazione, conquistare il potenziale Cliente con auguri empatici, divertenti ed emozionanti così da lasciare il segno. Molti commercianti del centro storico non solo hanno deciso di non investire in comunicazione, in luminarie, in attrazioni emotive, ma addirittura hanno avviato contestazioni e persino raccolte di firme che, in questo periodo dell’anno, appaiono incomprensibili e fuori luogo.

Parallelamente, il tema dell’utilizzo delle risorse pubbliche non può essere eluso. Al contrario, deve essere affrontato con maggiore chiarezza e rigore. Mai come quest’anno l’investimento a carico del Comune – e quindi dell’intera collettività – è stato significativo, a fronte di un risultato che già non appare proporzionato, sia in termini di afflusso di visitatori sia di consenso diffuso. Questo dato impone una riflessione seria sull’efficacia delle scelte compiute e sulla necessità di orientare le risorse verso progetti capaci di rafforzare l’identità del luogo e generare reale attrattività.

Il Natale, inteso come simbolo culturale prima ancora che religioso, può ancora essere uno strumento di coesione. Perché ciò avvenga servono rispetto per la storia dei luoghi, ascolto della comunità, programmazione e senso di responsabilità nell’azione pubblica. In questo equilibrio delicato si gioca anche il senso del Natale dello spazio pubblico.

Con questo spirito, al di là delle divisioni e delle polemiche, l’augurio non può che essere uno solo: Buon Natale a Bastia Umbra, alla sua storia, alle sue persone, alla sua capacità – ancora possibile – di ritrovarsi comunità.

 

 

La redazione di Terrenostre
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