Ma oggi i fatti dimostrano che quella spinta partecipativa era solo di facciata. Con nota prot. n. 36616 del 6 ottobre 2025, il presidente Paolo Ansideri ha comunicato al Comune lo scioglimento del gruppo, chiedendone la cancellazione dall’Albo comunale delle associazioni. “Progetto Bastia” chiude così dopo appena un anno e mezzo dalla campagna elettorale che lo aveva visto nascere. Senza lasciare iniziative, risultati, continuità.
La vicenda dei pini lo dimostra più di ogni altra cosa. Durante la campagna, quegli alberi furono trasformati in simbolo identitario: diffide, appelli, mobilitazione, parole di tutela e cura. Eppure, quando gli stessi alberi sono stati abbattuti – salvandone solo 8, oggi sospesi in una variante che non arriva mai e con lavori fermi da mesi – dall’associazione è calato un silenzio totale. Nessuna denuncia, nessuna proposta, nessuna coerenza rispetto a quanto sbandierato.
Lo stesso è avvenuto sul tema dell’ex biblioteca, sostituita dal progetto dell’ostello: nessuna posizione, nessun confronto, nessuno di quei richiami alla partecipazione che in passato venivano branditi con forza. Se la condivisione era davvero un valore centrale, perché è sparita quando c’era da dimostrare di crederci?
Un’associazione che nasce da ideali comuni attraversa crisi, discute, si riorganizza e continua la sua attività. Qui, invece, si è dissolta non appena venuto meno l’obiettivo elettorale. Ciò rende evidente quale fosse il vero scopo: non migliorare la città, ma incidere nel voto del 2024. Chiuse le urne, chiuso il progetto.
Bastia Umbra merita impegno stabile, non sigle usa e getta. Merita coerenza, presenza, responsabilità. Chi parla di comunità solo quando conviene e scompare alla prima prova concreta dimostra che, dietro quelle parole, un vero progetto non c’è mai stato.
