RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Bastia Umbra, 22/04/2025
L’imposta di soggiorno a Bastia:
idea così così, realizzazione pessima
Gentile direttore,
lo scorso giovedì si è svolto il primo incontro tra l’Amministrazione comunale e i gestori delle strutture ricettive, finalizzato a illustrare il funzionamento del software dedicato alla riscossione dell’imposta di soggiorno. Dato che la mia famiglia ha degli immobili in affitto breve (a livello non imprenditoriale), ho partecipato anche io all’incontro.
Come era prevedibile, l’assenza di un coinvolgimento diretto degli utenti finali – ossia chi dovrà utilizzare il software per comunicare i dati relativi all’imposta – ha portato a scelte discutibili. Politici e funzionari comunali hanno selezionato una piattaforma, sono sicuro con la massima buona fede, basandosi esclusivamente sulla loro percezione di ciò che fosse opportuno e necessario, senza ascoltare preventivamente le esigenze e i suggerimenti di chi la userà quotidianamente. Il risultato? Un sistema con significative criticità operative, che i partecipanti hanno potuto sollevare per la prima volta solo durante l’incontro con gli assessori Ansideri e Cormanni.
Prima di analizzare le problematiche specifiche del software sollevate dai partecipanti, è opportuno sottolineare un aspetto paradossale. Chi gestisce strutture ricettive è già obbligato a trasmettere delle informazioni in merito ai soggiornanti a due enti distinti: la questura (per una normativa risalente al fascismo, mai eliminata) e la regione (a fini statistici). Con l’introduzione dell’imposta di soggiorno, i destinatari delle stesse informazioni diventano tre: questura, regione e comune. Mancano solo la provincia e la comunità montana (perché no?) e abbiamo fatto cinquina.
Nel 2025, con tecnologie avanzate, intelligenza artificiale, ed ogni altro tipo di innovazione, è inconcepibile che lo Stato italiano non riesca a far comunicare tra loro questi sistemi. Ancora più grave è che questa problematica non sembri nemmeno essere stata considerata da assessori e funzionari. Siamo di fronte a una burocrazia che scarica sui cittadini oneri inutili, invece di semplificare i processi.
C’è stato un segno di apertura da parte dell’assessore Cormanni, che si è impegnato per promuovere una semplificazione degli adempimenti burocratici tramite l’associazione regionale dei comuni (ANCI Umbria). Staremo a vedere.
Le criticità
Durante l’incontro sono emerse diverse problematiche relative al software scelto dall’amministrazione. Le principali sono riassunte di seguito:
- Censimento manuale: ogni gestore deve caricare manualmente le informazioni sulla propria struttura al primo accesso. Questo è inaccettabile, considerando che tali dati sono già in possesso dell’amministrazione comunale. Secondo l’art. 18 della l. 241/90, la pubblica amministrazione non può richiedere informazioni che già detiene, ma deve acquisirle d’ufficio. Oltre ed a prescindere dall’obbligo di legge, creare profili precompilati per i circa 70 utenti sarebbe stato un gesto di rispetto verso i cittadini, evitando di gravarli con ulteriori incombenze.
- Richiesta di dati superflui: il sistema richiede informazioni non strettamente necessarie per il calcolo o la verifica dell’imposta di soggiorno, ad esempio sulle notti ulteriori rispetto alle tre per cui c’è l’imposizione tributaria, aumentando il carico di lavoro senza giustificazione. Alcuni partecipanti hanno fatto notare che la piattaforma usata ad Assisi richiede solo i dati strettamente necessari.
- Impossibilità di gestione flessibile: non è possibile comunicare o pagare l’imposta di soggiorno per ciascun check-in tramite la piattaforma, né utilizzarla come strumento di annotazione temporanea, dato che i nuovi dati inseriti sovrascrivono quelli precedenti, rendendo impossibile qualsiasi verifica prima dell’invio formale, qualora fosse usato come “bloc notes”. È solo possibile fare delle comunicazioni trimestrali, e per la tenuta dei conti nel corso dei trimestri ciascun gestore deve organizzarsi da solo.
- Integrazione limitata con i gestionali: sebbene il sistema sia compatibile con alcuni software gestionali, non lo è con quelli più usati dai gestori del territorio. Inoltre, solo una minoranza di chi gestisce strutture ricettive a Bastia (principalmente chi lo fa a scopo imprenditoriale) utilizza questi strumenti, rendendo l’integrazione poco utile per la maggior parte.
- Tempistiche pensate male: prevedendo che l’imposta di soggiorno parta dal 1° maggio, alcuni gestori si troveranno a dover chiedere un pagamento in più agli ospiti, non originariamente comunicato in fase di prenotazione, perché questa era stata effettuata mesi fa. Non mi si dica che l’imposta di soggiorno viene sempre pagata in loco e non è conosciuta in anticipo dal cliente, perché Airbnb e Booking ormai la integrano tranquillamente nei prezzi finali. Sarebbe stato forse più opportuno valutare un’azione maggiormente rapida, istituendo l’imposta di soggiorno già alcuni mesi fa, oppure prevedendo la sua entrata in vigore soltanto al termine della stagione estiva. In alternativa, si sarebbe potuto informare gli interessati con almeno sei mesi di anticipo sull’introduzione del nuovo tributo.
Questi problemi riflettono un atteggiamento tipico della politica e della burocrazia italiana: decisioni prese per comodità dell’amministrazione, lasciando ai cittadini l’onere di adattarsi, pagare e tacere. La mia idea di pubblica amministrazione è invece quella di un servizio ai cittadini: se deve essere fatto uno sforzo maggiore, questo deve essere fatto dal funzionario pubblico (eletto o meno), e non dal contribuente.
Va comunque riconosciuto un timido segnale di apertura da parte dell’amministrazione, in particolare dell’assessore Ansideri, che ha lasciato intendere la possibilità di riconsiderare la piattaforma. Tentativo prontamente bloccato dai funzionari e dall’assessore Cormanni che sono stati molto chiari nel dire “questo c’è e questo vi tenete”. Approccio decisamente democratico!
Coinvolgere i diretti interessati
Al di là delle questioni tecniche, ritengo che l’imposta di soggiorno sia stata pensata male. Non tanto per l’importo in sé – che realisticamente avrà un impatto ridotto sulla domanda – quanto per il processo decisionale che ha portato alla sua istituzione.
È sicuramente legittima, anche se criticabile, la scelta di creare una nuova imposta: è una soluzione semplice a un problema complesso (cioè, la carenza di risorse per la spesa discrezionale dell’amministrazione); tuttavia qualunque decisione, giusta o sbagliata che sia, va poi eseguita in maniera adeguata.
Il vero problema di questa vicenda mi sembra sia l’esclusione degli utenti finali dalla fase di progettazione del sistema di riscossione, probabilmente per timore di non saper affrontare delle critiche costruttive. Il risultato è una piattaforma di qualità inadeguata, che avrebbe potuto essere migliorata con un dialogo preventivo.
Come è prassi nello sviluppo di software, sarebbe stato opportuno fare una demo o una versione “beta” da sottoporre agli utenti finali, in modo da avere un feedback motivato e apportare le relative migliorie.
L’amministrazione comunale si è solo confrontata, a livello di mero principio, con alcune associazioni di categoria. Nel corso dell’incontro è stato fatto però notare all’assessore Cormanni, che si era messo ad elencare tutte le organizzazioni invitate dal comune ad una riunione per discutere dell’imposta di soggiorno, che quasi nessuno dei presenti era iscritto a tali associazioni di categoria.
Non serve un genio per capire che la maggior parte di chi gestisce attività ricettive a Bastia non lo fa a scopo professionale e non appartiene a organizzazioni strutturate. La domanda è quindi: perché non convocare direttamente i gestori delle strutture bastiole?
L’uso dei proventi
Le idee su come usare il “bottino” si sprecano, sempre nel rispetto della normativa che vincola il gettito a scopi turistici, culturali o (dal 2024) per la TARI.
Le proposte vanno da chi propone di acquistare opere d’arte (Ansideri) e chi vorrebbe ridurre la TARI (Cormanni), come hanno avuto entrambi modo di sostenere durante l’incontro.
Tuttavia, è sempre importante avere ben presenti alcuni dati di realtà: la cifra stimata dei guadagni dall’imposta di soggiorno è inferiore ai 100.000€ all’anno, come confermato dai funzionari comunali.
Facciamo un educated guess e stimiamo il gettito attorno agli 80.000€. Se così fosse, si tratterebbe di un’entrata pari a circa l’1,5% degli introiti annuali per la TARI a Bastia (circa 5 milioni di euro) e ben (si far per dire) lo 0,2% del totale delle entrate nel bilancio comunale (circa 30 milioni di euro).
Un gettito relativamente molto ridotto e una (eventuale) diminuzione di tasse che non cambia la vita.
Come detto, questa imposta è stata pensata per dare maggiori margini di spesa all’amministrazione comunale, la quale – in mancanza di misure di efficientamento della spesa (politicamente difficili, forse tecnicamente infattibili) e volendo spendere per mantenere le promesse elettorali e realizzare i propri progetti politici – ha voluto prendere i soldi dove era più facile.
È ben chiaro che la scarsità di risorse, dettata da ragioni strutturali, rende molto stretta la strada per qualunque amministrazione. Si tenga però presente che non si può pensare di fare tutto ed il suo contrario con una somma così bassa, anche se è noto che la prima regola dell’economia è “non esistono risorse per tutti”, mentre la prima regola della politica è “scordati la prima regola dell’economia”.
Sarebbe opportuno valutare se il gettito relativamente modesto generato da questa imposta sia realmente in grado di compensare i disagi imposti ai gestori e la perdita di competitività, seppur contenuta, rispetto ad Assisi. L’amministrazione comunale ha evidentemente ritenuto che il bilancio fosse comunque favorevole, anche perché i proventi dell’imposta affluiscono direttamente alle casse comunali, senza che ricada sull’ente la maggior parte degli oneri operativi (ti piace vincere facile).
Perché la tassa di soggiorno
Da un lato, l’assessore Ansideri sembra voler raccogliere fondi per iniziative culturali ambiziose (encomiabile, spero non saranno orrende come gli eventi filorussi). Dall’altro, l’assessore Cormanni pare nutrire un’antipatia ideologica verso le strutture ricettive, specialmente quelle che operano con Airbnb/Booking, dato che immagina riducano l’offerta di locazioni a lungo termine, come ripetutamente sostenuto anche da appartenenti al suo schieramento politico (AVS).
Questa problematica, valida forse per le grandi città (dove gli affitti brevi comunque favoriscono un turismo più economicamente accessibile), non regge nel contesto di Bastia. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, negli ultimi dieci anni i prezzi delle locazioni abitative nel capoluogo sono rimasti stabili tra 3 e 4,5 €/mq al mese. In termini reali, cioè al netto dell’inflazione, i prezzi sono quindi significativamente diminuiti rispetto al 2015, segnalando anche l’assenza di tensioni dal lato della domanda. Dove sarebbe, quindi, l’emergenza abitativa causata dagli affitti brevi? Quest’approccio ideologico segnala una tristemente evidente mancanza di sensibilità verso la creazione di valore generata da chi si impegna per accogliere persone nella nostra città.
Conclusione
Non voglio che questa lettera sia una mera critica all’imposta di soggiorno in sé, vorrei invece evidenziare un problema più profondo: il modo di ragionare e amministrare.
La pubblica amministrazione dovrebbe essere al servizio dei cittadini e generare valore, non rappresentare un ostacolo in più. Spero che ci sia il coraggio e la capacità intellettuale di riconsiderare il modo di approcciarsi alle scelte, aprendo un dialogo reale con chi vive direttamente le conseguenze di decisioni calate dall’alto, sia per questa vicenda specifica che in altri casi.
Sarebbe sensato sospendere temporaneamente l’entrata in vigore dell’imposta, così da poter lavorare concretamente alla risoluzione delle questioni sollevate. Certo, sarebbe stato meglio intervenire per tempo, ma rimane ancora uno spazio per correggere la rotta e trovare una soluzione più condivisa ed efficace.
Spero che questa lettera non venga facilmente liquidita come una critica pretestuosa. È vero: alcune critiche, fatte da alcuni, sono pretestuose. Si dovrebbe però avere la curiosità intellettuale di apprezzare e comprendere quelle argomentazioni che sono invece disinteressate, ragionevoli e motivate: se non si sa separare il grano dal loglio, significa che in realtà si è disinteressati dell’opinione critica altrui tout court e si preferisce circondarsi di yes-man. Scelta legittima, anche se sicuramente dannosa per la qualità del lavoro e, di conseguenza, per la città.
È inutile aver criticato, giustamente e duramente, la didascalicità leziosa della precedente amministrazione, se poi si dimostra una totale assenza di elasticità mentale quando si arriva alla prova dei fatti.
Il mio auspicio è che si scelga una gestione fondata sul dialogo, sull’autocritica e sulla collaborazione vera, cercando di prendersi un po’ meno sul serio. Solo in questo modo si potrà migliorare insieme, superando inutili logiche di contrapposizione e valorizzando davvero ogni contributo.
Iniziamo a vedere nella critica un’opportunità, non una minaccia: è questa la condizione per un futuro migliore, per la città e per chi la vive.
Pier Luca Cantoni