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Giustificare l’ingiustificabile: la retorica pro-Cremlino nell’incontro con Odifreddi

LETTERA ALLA REDAZIONE – Bastia Umbra, 24/03/2025

 Giustificare l’ingiustificabile: la retorica
pro-Cremlino nell’incontro con Odifreddi

 

Gentile direttore,

Siamo immersi in un’era in cui l’informazione è fondamentale, ma anche facilmente manipolabile, ed è sorprendente con quanta facilità la propaganda russa possa essere presentata sotto le vesti di un’analisi di politica internazionale un po’ (troppo) critica dell’occidente e un po’ (troppo) accomodante verso dittature e autocrazie varie.

L’incontro al cinema Esperia con il prof. Odifreddi di sabato scorso non può che suscitare un profondo disgusto per il modo in cui si è tentato di giustificare o relativizzare le azioni della Russia nella sua aggressione illegale e ingiustificata dell’Ucraina. Si tratta di un discorso che, sebbene velato da un preteso approccio “critico” e “imparziale”, riprende in maniera evidente le narrative tipiche del Cremlino, minimizzando le responsabilità russe e cercando di distogliere l’attenzione dall’aggressione reale che subiscono l’Ucraina e il suo popolo.

Uno degli aspetti più fastidiosi delle argomentazioni sostenute durante l’incontro è il modo in cui si insiste su punti che riecheggiano la propaganda russa, già smascherata dalla comunità internazionale. Includo il minutaggio del video tra parentesi. Tra i vari elementi:

  1. Il tema della NATO come “minaccia” per Mosca (1h 34m):

Secondo Odifreddi, l’espansione della NATO è una delle cause principali dell’aggressività russa, una tesi che però ignora il fatto che molti Paesi ex-sovietici, come Polonia, Estonia e Lettonia hanno scelto di aderire volontariamente all’Alleanza Atlantica per tutelarsi proprio dalla minaccia storica rappresentata dalla Russia.

Questa adesione rappresenta l’esercizio di un diritto sovrano, non una provocazione.

È importante sottolineare che la NATO è un’alleanza difensiva, non offensiva. Le azioni militari dell’Alleanza sono trasparenti e condotte nel rispetto del diritto internazionale. Al contrario, la Russia ha ripetutamente violato tali norme, come dimostrano le invasioni in Georgia (2008), Crimea (2014) e Ucraina (2022).

È assurdo ribaltare la realtà incolpando i Paesi che ora trovano rifugio dalla tirannia grazie a un’alleanza con l’Occidente.

  1. La sproporzione nelle spese militari tra NATO e Russia (1h 12m):

L’idea che la Russia sia una vittima delle spese militari della NATO è fuorviante in modo evidente. È vero che la NATO supera ampiamente la Russia sotto questo aspetto (in termini assoluti), ma ciò riflette la natura stessa dell’Alleanza: un’organizzazione collettiva che rappresenta oltre 30 Paesi. Comparare questa realtà con una singola nazione come la Russia non ha senso e non rende la sua aggressione meno ingiustificabile o le sue azioni meno brutali. La percentuale del PIL russo destinata alla spesa militare (il dato che conta) è fra le più alte al mondo, proprio in funzione delle mire imperialiste del regime di Putin.

  1. Il parallelo storico forzato sulla “guerra civile russa” (1h 25m):

Tentare di paragonare il sostegno occidentale all’Ucraina con gli interventi stranieri nella Guerra Civile Russa è uno sforzo storico imbarazzante. Si tratta di due contesti completamente diversi: le armi inviate oggi alle forze ucraine servono a difendere un Paese sovrano da un’aggressione illegale. Equiparare ciò agli interventi complessi e caotici nella Russia del 1917-1922 è una manipolazione intellettuale più che evidente. Viene il sospetto che tale approccio non sia guidato da una profonda analisi critica, ma da un’adesione a narrazioni che cercano di legittimare l’ingiustificabile.

Ma il problema non è solo ciò che si dice, bensì soprattutto ciò che non si dice.

Durante l’incontro non è stata fatta alcuna menzione degli orrori commessi dall’esercito russo in Ucraina: massacri di civili a Bucha, bombardamenti indiscriminati su scuole e ospedali, deportazioni forzate di bambini. Questi non sono dati ambigui o oggetto di dibattito, ma fatti ampiamente documentati dall’ONU, Human Rights Watch e Amnesty International. Ignorare queste atrocità è una scelta precisa, una dimostrazione pratica di come si possa coprire un’aggressione brutale nascondendosi dietro una presunta “neutralità”.

Ecco il classico meccanismo della propaganda russa: spostare l’attenzione dalla brutalità delle proprie azioni cercando di creare un senso di “equilibrio” morale inesistente.

Uno degli aspetti più insidiosi di questa propaganda è l’apparente tono analitico e bilanciato, che insinua l’idea di una colpa condivisa tra la Russia, l’Ucraina e persino l’Occidente. Odifreddi, tra i vari argomenti toccati durante l’incontro, ha ridimensionato le ambizioni espansionistiche di Vladimir Putin definendole irrealistiche, arrivando a sostenere che pensare Putin possa arrivare “fino a Lisbona” sarebbe privo di fondamento (1h 18m).

Pensare che le ambizioni di Putin possano fermarsi ai confini dell’Ucraina è una semplificazione estrema che ignora un’escalation espansionistica coerente e calcolata, con l’obiettivo dichiarato di restaurare un’influenza russa simile a quella dell’ex Unione Sovietica. Odifreddi sembra fraintendere che, anche senza un’invasione fisica, la Russia di Putin sta già “arrivando a Lisbona” attraverso operazioni informatiche contro infrastrutture critiche europee, campagne di propaganda che influenzano l’opinione pubblica e la creazione di divisioni politiche interne all’Unione Europea. La dichiarazione sull’irrealismo delle “ambizioni di Putin” non solo sminuisce la minaccia, ma contribuisce indirettamente a deridere le legittime preoccupazioni dei Paesi più vulnerabili, come gli Stati Baltici o la Polonia, che vivono quotidianamente il rischio di interferenze e aggressioni russe.

Infine, sorge spontanea una domanda: perché un ente pubblico, come il Comune di Bastia, ha scelto di offrire uno spazio per la presentazione, senza alcuna voce contraria, di idee così schierate e parziali? I tre ospiti “nazionali” invitati dal Comune nel ciclo d’incontro “Occidente” (Cacciari, Odifreddi e Di Cesare) condividono la medesima visione (filorussa) dell’invasione dell’Ucraina.

La condividono così tanto che la prossima ospite del ciclo d’incontri “Occidente”, Donatella Di Cesare, è stata esplicitamente indicata dal governo ucraino come propalatrice di propaganda filorussa.

Odifreddi, invece, si è recentemente candidato alle elezioni europee nella lista “Pace, terra e dignità” di Michele Santoro, insieme a gentaglia come Nicolai Linin, il quale, forse qualcuno si ricorderà, ha minacciato di morte dei giornalisti Rai, rei di aver fatto il loro lavoro.

Il disgusto per questo tipo di eventi nasce dalla sfacciata insistenza nel voler sovvertire i fatti.

Non si può parlare di “preoccupazioni russe per la NATO” come giustificazione per ridurre in macerie intere città ucraine. Non si possono fare paragoni storici privi di fondamento per confondere il pubblico sulle responsabilità presenti. Non si può ignorare la brutalità di una guerra che ha causato decine di migliaia di morti, milioni di sfollati e un immenso costo umano.

Il disgusto cresce ulteriormente quando a farsi portavoce di questa narrativa è qualcuno invitato e legittimato da un ente pubblico, che dovrebbe invece offrire spazi di dibattito equi e fondati sui fatti.

È evidente una mancanza di senso critico nel selezionare relatori competenti e un disinteresse nel creare un dibattito realmente pluralistico e basato sui fatti.

Eventi come questo non sono semplici momenti di cattiva informazione: sono un tradimento della responsabilità morale che dovremmo avere di fronte a una tragedia umana di questa portata. Offrire spazio a narrazioni distorte significa dare voce alla manipolazione, ignorando deliberatamente la sofferenza reale e tangibile di milioni di persone.

È inaccettabile che un conflitto così devastante venga ridotto a un gioco retorico di colpe apparenti o equilibri inesistenti.

La verità non si presta a compromessi: la Russia è l’aggressore, e l’Ucraina è la vittima. Dietro ogni giustificazione, ogni omissione, ogni concessione intellettuale a queste narrative, si rafforza l’indifferenza verso i crimini commessi e i diritti violati.

Il Comune di Bastia, invitando figure non specializzate e malamente schierate a trattare tematiche così delicate, avalla indirettamente una narrazione che deresponsabilizza l’aggressore e banalizza la sofferenza delle vittime. È doveroso che gli spazi pubblici siano utilizzati per promuovere dibattiti fondati, equilibrati e rispettosi della verità.

Purtroppo, quest’incontro, come tanti altri che ricalcano la narrativa russa, non è stato altro che un tentativo di distogliere l’attenzione dalla realtà dei fatti e giustificare ciò che non è giustificabile: una guerra di aggressione brutale, imperialista e illegale.

 

 


Pier Luca Cantoni

 

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