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21 Marzo: Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Le intitolazioni e il programma della Commemorazione.

Il 21 marzo, convenzionalmente considerato il primo giorno di primavera, è anche il giorno della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti della mafia, promosso dall’Associazione Libera e approvato il 1°marzo 2017 con voto unanime dalla Camera dei Deputati.

Più di 1000 innocenti vittime della mafia hanno perso la propria vita per combattere e difendere il diritto di cittadinanza e di libertà di ciascuno di noi. Uno sterminio tra gli stermini della storia.

Ogni vita sacrificata per gli altri deve essere una vita ricordata e commemorata per l’Umanità.

La Scuola Secondaria di 1° grado “Colomba Antonietti”, proprio perché tali sacrifici non restino solo una mera memoria, ha da tempo creato legami forti con alcuni parenti delle vittime di mafia realizzando insieme al prof. Pippo Di Vita un libro intervista su di loro e impiantando sul cortile della scuola un ulivo in memoria.

Il 21 marzo, quindi, non è solo l’ingresso della Primavera, è un il giorno della rinascita contro le ingiustizie, la sopraffazione, l’omertà, le mafie.

La nostra Comunità pertanto commemora le vittime della mafia con due momenti di forte coinvolgimento emotivo, affettivo, civile:

Ore 10.30   SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO “COLOMBA ANTONIETTI”

Presso l’ulivo della memoria, commemorazione delle Vittime innocenti della mafia con letture e canti, deposizione di fiori da parte  dell’Amministrazione Comunale – Intervento dell’Assessore alle Politiche scolastiche, Prof.ssa Paola Lungarotti.

Ore 11.30 INCONTRO “ intitolazione di due Vie alle Vittime innocenti di mafia Via Don Dino Puglisi (Palermo, 15 settembre 1937 – 15 settembre 1993) – Via Emanuela Sansone (Palermo, 1879 – 27 dicembre 1896) – Riflession e commemorazione.”

L’incontro, in Sala della Consulta del Palazzo Municipale, verterà sulla BIOGRAFIA delle  figure Vittime di mafia alle quali sono  state recentemente intitolate due vie nel Comune di Bastia Umbra. (Del. GC 289 del 17/11/2016).

L’iniziativa vedrà inoltre  la LETTURA DEI NOMI DELLE VITTIME COME DA ELENCO FORNITO DA ASS. LIBERA.

All’incontro saranno presenti:

Il Sindaco Stefano Ansideri , la Giunta e i rappresentanti del Consiglio Comunale ;

I rappresentanti delle Forze dell’Ordine, le Istituzioni Civili e Religiose;

Il prof. Pippo Di Vita, in qualità di Presidente CELM (Comitato Europeo Legalità Memoria) nonché collaboratore e amico di Padre Puglisi ;

Alcune classi scolastiche coinvolte nel progetto .

 

Nel contempo, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, il Presidente del Consiglio Comunale di Bastia Umbra, Stefano Santoni,  parteciperà alla manifestazione regionale promossa a Gubbio dall’Ass. Libera in memoria delle Vittime innocenti delle mafie.

 

 

 

 

 

LE BIOGRAFIE

Don Giuseppe (Pino) Puglisi (15 settembre 1937 – 15 settembre 1993)

Nasce nella borgata palermitana di Brancaccio, cortile Faraone numero 8, il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio, Carmelo, e di una sarta, Giuseppa Fana, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.

A Palermo e in Sicilia è stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame, Camminare insieme. Dal maggio del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” a Boccadifalco, dell’Opera pia Cardinale Ruffini, in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e dall’ottobre del 1992 assume anche l’incarico di direttore spirituale del corso propedeutico presso il seminario arcivescovile di Palermo.

Viene ucciso sotto casa, in piazzale Anita Garibaldi 5, il giorno del compleanno, 15 settembre 1993.

La salma è tumulata presso il cimitero di Sant’Orsola, nella cappella di Sant’Euno, di proprietà dell’omonima confraternita laicale. Ad aprile 2013 la salma è stata poi traslata nella cattedrale di Palermo.

La sua attività pastorale – come è stato ricostruito anche dalle inchieste giudiziarie – ha costituito il movente dell’omicidio, i cui esecutori e mandanti mafiosi sono stati arrestati e condannati con sentenze definitive. Per questo già subito dopo il delitto numerose voci si sono levate per chiedere il riconoscimento del martirio. Nel ricordo del suo impegno, innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le strade e le piazze a lui intitolate a Palermo, in tutta la Sicilia, in Italia.

 

Emanuela Sansone (Palermo, 1879 – 27 dicembre 1896)

La prima donna uccisa dai clan era poco più che adolescente: aveva 17 anni. Emanuela Sansone, siciliana, figlia della bettoliera Giuseppa Di Sano, era nata a Palermo nel 1879. Venne uccisa il 27 dicembre 1896: fu la prima donna nella storia vittima della mafia. Della sua, di storia, si sa poco, ma probabilmente si trattò di ritorsione: i mafiosi, come emerse dal rapporto del questore di Palermo Ermanno Sangiorgi, sospettavano che la madre di Emanuela li avesse denunciati per fabbricazione di banconote false. Dopo l’omicidio della figlia, la donna decise di collaborare con la giustizia: uno dei primi esempi di coraggio al femminile. Ai tempi dell’omicidio non si parlò subito di mafia: si diceva che la ragazza fosse stata uccisa a causa del rifiuto di un pretendente, o che le due donne fossero state vittime di un agguato in realtà destinato al capofamiglia. Dal sacrificio di Emanuela, troppo presto dimenticato, è nato il Rapporto Sangiorgi redatto tra il 1898 e il 1900: si tratta del primo quadro completo sulla mafia siciliana nonché primo documento ufficiale che definisce la mafia come un’organizzazione criminale fondata su un giuramento, la cui attività principale è il racket della protezione.

 

 

 

Bastia Umbra,  19 marzo 2018

Ufficio Stampa del Sindaco

 

 

Don Giuseppe (Pino) Puglisi (15 settembre 1937 – 15 settembre 1993)

Nasce nella borgata palermitana di Brancaccio, cortile Faraone numero 8, il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio, Carmelo, e di una sarta, Giuseppa Fana, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.

Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960 nella chiesa-santuario della Madonna dei Rimedi. Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e dal 27 novembre 1964 opera anche nella vicina chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi a Romagnolo.

Dal 1962 è anche confessore delle suore basiliane Figlie di Santa Macrina nell’omonimo istituto.

Inizia anche l’insegnamento: al professionale Einaudi (1962-63 e 64-66) alla media Archimede (63-64 e 66-72), alla media di Villafrati (70-75) e alla sezione staccata di Godrano (75-77), al magistrale Santa Macrina (76-79) e infine al liceo classico Vittorio Emanuele II (78-93).

Nel 1967 è nominato cappellano presso l’istituto per orfani “Roosevelt” all’Addaura e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi. Nel 1969 è nominato vicerettore del seminario arcivescovile minore. Nel settembre di quell’anno partecipa a una missione nel paese di Montevago, colpito dal terremoto. Sin da questi primi anni segue in particolare modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città.

Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli, con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell’ecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l’annunzio di Gesu’ Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana.

Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo – segnato da una sanguinosa faida – dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie dilaniate dalla violenza con la forza del perdono. In questo periodo unisce le forze anche con Lia Cerrito e altri volontari del movimento Crociata del Vangelo (dal 1987 Presenza del Vangelo), fondato dal frate minore siciliano Placido Rivilli. In questi anni segue anche le battaglie sociali di un’altra zona degradata della periferia orientale della città, lo “Scaricatore”, in collaborazione con il centro della zona dei Decollati gestito dalle Assistenti sociali missionarie, tra cui Agostina Ajello. Il 9 agosto 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e il 24 novembre dell’anno seguente è scelto dall’arcivescovo Salvatore Pappalardo come direttore del Centro diocesano vocazioni. Il 24 ottobre 1980 è nominato vice delegato regionale del Centro vocazioni e dal 5 febbraio 1986 è direttore del Centro regionale vocazioni e membro del Consiglio nazionale.

Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano vocazioni ha dedicato con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di “campi scuola”, un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano. A Palermo e in Sicilia è stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame, Camminare insieme. Dal maggio del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” a Boccadifalco, dell’Opera pia Cardinale Ruffini, in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.

 

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e dall’ottobre del 1992 assume anche l’incarico di direttore spirituale del corso propedeutico presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere.

In questo periodo viene aiutato anche da un gruppo di suore, tra cui suor Carolina Iavazzo, e dal viceparroco, Gregorio Porcaro. Collabora con i laici della zona dell’Associazione Intercondominiale per rivendicare i diritti civili della borgata, denunciando collusioni e malaffari e subendo minacce e intimidazioni.

Viene ucciso sotto casa, in piazzale Anita Garibaldi 5, il giorno del compleanno, 15 settembre 1993.

La salma è tumulata presso il cimitero di Sant’Orsola, nella cappella di Sant’Euno, di proprietà dell’omonima confraternita laicale. Ad aprile 2013 la salma è stata poi traslata nella cattedrale di Palermo.

La sua attività pastorale – come è stato ricostruito anche dalle inchieste giudiziarie – ha costituito il movente dell’omicidio, i cui esecutori e mandanti mafiosi sono stati arrestati e condannati con sentenze definitive.Per questo già subito dopo il delitto numerose voci si sono levate per chiedere il riconoscimento del martirio. Nel ricordo del suo impegno, innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le strade e le piazze a lui intitolate a Palermo, in tutta la Sicilia, in Italia.

Commemorazioni e iniziative si sono tenute anche all’estero, dagli Stati Uniti al Congo, all’Australia. A partire dal 1994 il 15 settembre, anniversario della sua morte, segna l’apertura dell’anno pastorale della diocesi di Palermo.

Nel dicembre ’98, a cinque anni dal delitto, il Cardinale Salvatore De Giorgi ha insediato il Tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio. L’indagine è stata conclusa a livello diocesano nel maggio 2001 e l’incartamento è stato inviato presso la Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano. Nell’agosto 2010 il Cardinale Paolo Romeo ha nominato il nuovo postulatore, mons. Vincenzo Bertolone.

A giugno del 2012 la Congregazione ha dato l’assenso finale alla promulgazione del decreto per il riconoscimento del martirio di don Puglisi. Il 25 maggio 2013 la beatificazione al “Foro Italico Umberto I” di Palermo.Un “Archivio Puglisi” di scritti editi ed inediti, registrazioni, testimonianze e articoli si è costituito presso il Centro diocesano vocazioni in via Matteo Bonello a Palermo (archiviogiuseppepuglisi@diocesipa.it). )

 

 

Emanuela Sansone (Palermo , 1879 – 27 dicembre 1896)

Vittima di mafia

La prima donna uccisa dai clan era poco più che adolescente: aveva 17 anni. Emanuela Sansone, siciliana, figlia della bettoliera Giuseppa Di Sano, era nata a Palermo nel 1879. Venne uccisa il 27 dicembre 1896: fu la prima donna nella storia vittima della mafia. Della sua, di storia, si sa poco, ma probabilmente si trattò di ritorsione: i mafiosi, come emerse dal rapporto del questore di Palermo Ermanno Sangiorgi, sospettavano che la madre di Emanuela li avesse denunciati per fabbricazione di banconote false. Dopo l’omicidio della figlia, la donna decise di collaborare con la giustizia: uno dei primi esempi di coraggio al femminile. Ai tempi dell’omicidio non si parlò subito di mafia: si diceva che la ragazza fosse stata uccisa a causa del rifiuto di un pretendente, o che le due donne fossero state vittime di un agguato in realtà destinato al capofamiglia. Dal sacrificio di Emanuela, troppo presto dimenticato, è nato il Rapporto Sangiorgi redatto tra il 1898 e il 1900: si tratta del  primo quadro completo sulla mafia siciliana nonché primo documento ufficiale che definisce la mafia come un’organizzazione criminale fondata su un giuramento, la cui attività principale è il racket della protezione.

Fonti:

Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” Palermo

Giornale di Sicilia, 29 dicembre 1896

Rivista Elle,  Emanuela Sansone, giornata della memoria e dell’impegno, mafia, vittime di mafia              , 21-03-2016

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