OPERAZIONE A BASTIA- CHIUSO UN NOTO BAR E 2 DEI 4 GESTORI SONO AI DOMICILIARI MA I LEGALI DEGLI ALTRI DUE CHIEDONO IL DISSEQUESTRO
BASTIA UMBRA Le indagini degli agenti del commissariato di Assisi, coordinati dal vicequestore aggiunto Francesca Di Luca, hanno consentito di riconoscere quella che è stata definita una vera e propria «piazza virtuale dello spaccio» di cocaina. Alcuni giovani, già noti alle forze dell’ordine come assuntori abituali di droga, si ritrovavano all’ora dell’aperitivo o del cocktail notturno. I due gestori, entrambi poco più che trentenni, da ieri sono ai domiciliari per aver agevolato l’attività di spaccio. Irreperibili, al momento, due stranieri, nei cui confronti è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per spaccio. Denunciati per spaccio due giovani di Cannara. La «merce» richiesta da questo genere di avventori all’interno del locale -secondo le notizie del commissariato assisano- era sempre in qualche modo disponibile. Presa la droga, le persone, con la dose dentro un pacchetto di sigarette, andavano bagno, a preparare e consumare la propria dose: gli agenti hanno accertato che questo era il luogo dove si poteva «sniffare» da soli, in gruppo, con la fidanzata, addirittura portandosi dietro il bicchiere dell’aperitivo, e anche più volte nell’arco della serata. La droga, contenuta in involucri di cellophane, veniva disposta sulla mensola per essere preparata con l’ausilio di una scheda rigida tipo carta di credito oppure sullo smartphone. A volte, la cocaina veniva trovata dal consumatore direttamente sulla mensola dell’antibagno, già pronta per essere assunta, oppure veniva nascosta dentro un armadietto o il vano caldaia, per essere presa dal cliente che entrava in bagno. L’indagine ha documentato che all’interno del locale in poco meno di un mese ci sono state circa 130 ‘consumazionì e una decina di cessioni di droga: più di 30 i consumatori identificati. Le indagini sono ancora in corso. Intanto l’avvocato Delfo Berretti ha comunicato che due dei quattro soci non sono coinvolti nell’inchiesta e quindi hanno chiesto il dissequestro della struttura. «I domicliari -a detto il legale- è stata applicata nei confronti di due dei quattro soci. Gli altri due, anch’essi amministratori, nulla hanno a che fare con le ipotizzate condotte illecite così come i dipendenti del locale che erano adibiti al servizio al pubblico»