AGRICOLTURA Ultimo giorno a Bastia Umbra La Coldiretti affronta il tema dell’export
BASTIA UMBRA Agriumbria chiude con il botto. Complici le giornate calde, gli stand di Umbria Fiere sono stati letteralmente presi d’assalto.Non solo operatori del settore ma anche intere famiglie sono accorse a Bastia Umbria per una tradizione che ormai va avanti da quasi cinquanta anni. Il bilancio si farà domani ma di certo il presidente di UmbriaFiere Lazzaro Bogliari potrà continuare a sorridere per il successo che la struttura bastiola sta avendo conil passare degli anni non solo in Italia ma anche all’estero.Una eccellenza sotto tutti i punti di vista, vero vanto dal Cuore Verde italiano. Tante le iniziative che sono state messe in campo in questi tre giorni intensi. Convegni ai massimi livelli con relatori di primissimo piano. Tanti i temi dibattuti nello spazio espositivoche ha fatto registrare anche il tutto esaurito. La Coldiretti, ad esempio, ha affrontato il tema dell’export dei prodotti umbri. Il mercato agroalimentare italiano sta giocando una partita decisiva con l’apertura di nuovi spazi soprattutto in Oriente. Secondo il presidente Agabiti bisogna “ rafforzare l’impegno e indirizzare gli sforzi sul fronte prezzi, verso una giusta remunerazione dei prodotti agricoli, sul potenziamento delle filiere locali e su una rinnovata competitività delle nostre imprese sul mercato, soprattutto estero, scommettendo con decisone sul “brand Umbria”, anche attraverso una promozione più integrata. Infine – conclude Agabiti -la valorizzazione dei prodotti agroalimentari del territorio, non può non passare anche per un loro più massiccio e convinto impiego negli esercizi commerciali e nella ristorazione pubblica locale, da cui si può innescare un processo virtuoso per l’intera economia, non solo per il settore primario. Siamo davanti ad un riconoscimento concreto del ruolo dell’agricoltura e del cibo made in Italy per il futuro del Paese – ha detto Diego Furia direttore Coldiretti Umbria. – Con un incremento della concorrenza sui mercati sia nazionali che esteri oltre ai necessari investimenti in formazione, ricerca, strategie aziendali emarketing, accompagnati da politiche mirate, gli strumenti per competere restano il territorio, l’appeal per il nostro prodotto ela qualità. Ci sono le condizioni per lavorare ad incrementare e incoraggiare anche la domanda di made in Umbria, che faccia sempre più leva sulla distintività, la tracciabilità e le peculiarità produttive inimitabili locali”.
IL CONVEGNO LE SFIDE DELLA CIA PER IL FUTURO
di Mauro Barzagna
BASTIA UMBRA -Le imprese della Confederazione italiana agricoltori non mollano, anzi rilanciano per accettare le sfide del futuro e cercare quelle nuove opportunità indispensabili a generare reddito. Lo fanno, e lo hanno ribadito anche nel corso di un convegno nell’ambito di Agriumbria 2016, rivendicando la centralità del proprio ruolo all’ interno di una filiera che non fa più riferimento soltanto alla produzione di cibo.La nuova frontiera, come ha ribadito il presidente regionale Brugnoni, è diventata quella della valorizzazione del paesaggio, della tutela dell’ambiente, della salvaguardia del territorio,ma anche dei servizi alle imprese, ai cittadini e alle zone rurali. Il futuro passa da questi scenari, che rendono ancora più urgente la necessità di affrontare il mercato con strutture di rete, in grado di fare dell’aggregazione una strategia vincente, tanto più in una regione piccola come l’Umbria.Una strada per certi versi obbligata, lungo la quale gi agricoltori vorrebbero certezze dai propri interlocutori, in primo luogo chi – istituzionalmente – dovrebbe essere al loro fianco. L’indice è puntato, come hanno scritto in un ordine del giorno consegnato all’assessore regionale all’Agricoltura, Fernanda Cecchini, contro l’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) “che costituisce da tempo un elemento di forte debolezza nel sistema della erogazione degli aiuti agli agricoltori in almeno 12 regioni italiane”. I perduranti ritardi nelle erogazioni da parte di Agea, “annullano non solo gli sforzi compiuti dalla Regione Umbria per approvare in tempi record le misure a superficie del nuovo Psr, ma rischiano di vanificare specifiche programmazioni strategiche quali il Piano regionale zootecnico e il Progetto speciale Vino così come il Progetto speciale Olio in fase di avvio”. Non solo denuncia, però, ma anche proposte per un futuro da protagonisti duranteil convegno alla sala Maschiella del centro congressi di Agriumbria. Di fronte a centinaia di agricoltori, il presidente regionale della Cia Domenico Brugnoni,il responsabile nazionale dell’Ufficio fiscale Cia Massimo Bagnoli,Manuel Vaquero Piñeiro dell’Università di Perugia, l’assessore regionale Cecchini e il direttore generale delle Casse di Risparmio dell’ Umbria Pietro Buzzi hanno offerto chiavi dilettura e spunti di grande interesse. E gli imprenditori agricoli dell’Umbria hanno fatto capire di esserci, di voler fare squadre nell’ interesse delle proprie aziende. Non a caso, nei prossimi mesi, la Cia organizzerà degli incontri a livello territoriale permettere ulteriormente a fuoco le opportunità di reddito possibili per l’agricoltura del terzo millennio.
L’AZIENDA
MOLINI POPOLARI RIUNITI
BASTIA UMBRA Nata 15 anni fa dalla fusione di due storiche cooperative umbre, la Molini popolari riuniti (Mpr), soprattutto negli ultimi anni, ha realizzato importanti investimenti sul territorio fino a divenire oggi una delle più importanti realtà regionali con un’attività a 360 gradi nel settore: dalla fornitura di servizi e mezzi tecnici alla produzione di mangimi, dallo stoccaggio di cereali alla produzione olivicola e vinicola. A ciò si aggiungono centri zootecnici, aziende agrarie, negozi garden, un molino a grano tenero e attività di panificazione. Tutto ciò è in mostra al grande pubblico in occasione di Agriumbria. Particolare risalto, nello stand allestito nel padiglione 8 è stato dato al settore mangimistico, centrale nel business aziendale di Mpr. “Molini Popolari Riuniti – ha ricordato il presidente della cooperativa Dino Ricci – ha scelto la politica del ‘No Ogm’ per i propri prodotti. Ciò, come estrema garanzia per il consumatore finale ma anche per una maggiore tutela dell’ambiente e in nome di un’economia sostenibile su scala mondiale”.L’azienda dispone inoltre della certificazione ‘solo vegetale’. “In questo modo – ha spiegato Ricci – riusciamo ad avere il totale controllo della filiera produttiva, in quanto la maggior parte delle materie prime utilizzate per realizzare i nostri mangimi sono conferite direttamente dai soci della cooperativa che acquistano da noi le sementi. Questo ci permette la tracciabilità e l’applicazione di rigorosi controlli, ancora una volta a garanzia dell’elevato standard di qualità e sicurezza dei nostri mangimi”. Una scelta questa che ha determinato anche una ridefinizione dell’immagine aziendale, in particolare nei sacchi dei mangimi.