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16 Aprile 2024
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Assisi Cultura

Presentazione del premio “Rosa d’argento Frate Jacopa 2014” 3 ottobre alle ore 09.30, presso la Piazza della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli.

 

La Fraternità Francescana dei Frati Minori della Porziuncola in Assisi, unitamente al Comune di Assisi, all’Associazione Lo Storico Cantiere di Marino (Roma) e alla Pro Loco di Santa Maria degli Angeli (Assisi), è lieta di conferire il riconoscimento “Rosa d’argento Frate Jacopa 2014 – Donne del nostro tempo testimoni di fede, speranza e carità”, alla Sig.ra Margherita Coletta.

Il riconoscimento prende spunto dalla figura di Donna Jacopa dei Settesoli che, attraverso l’incontro con San Francesco, ha cambiato radicalmente la sua vita, divenendo testimone di fede e di carità. Ogni anno, in suo onore, viene scelta una figura femminile che nel nostro tempo incarni questi valori. Ad essa spetta il compito, il 3 ottobre, di omaggiare San Francesco con i doni che a suo tempo Frate Jacopa portò alla Porziuncola il giorno del beato transito del Poverello di Assisi.

 

 

 

Margherita Coletta risiede a Roma e ha fondato nel 2004, ad Avola, l’Associazione Giuseppe e Margherita Coletta “Bussate e vi sarà aperto”, con l’intento di proseguire il cammino iniziato da Giuseppe Coletta, brigadiere dei Carabinieri caduto a Nasiriyah il 12 Novembre del 2003 insieme ad altri 16 militari e 2 civili italiani. Durante le numerose missioni all’estero Giuseppe aveva infatti maturato una grande attenzione al mondo dei più piccoli (aveva perso il suo piccolo Paolo a soli sei anni, stroncato da un tumore) e al loro disagio: dall’Albania al Kosovo, dalla Bosnia all’Iraq organizzava camion di aiuti.

Con questa attività e con una straordinaria capacità di trasformare alcuni momenti di dolore in un seme di speranza per gli altri, Margherita ha dimostrato di essere un credibile testimone di fede, speranza e carità, come Frate Jacopa dei Settesoli.

 

 

La presentazione del premio si svolgerà il 3 ottobre p.v., alle ore 09.30, presso la Piazza della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli (Assisi). Il riconoscimento verrà consegnato il 3 ottobre alle ore 11.00, al termine dell’Eucarestia celebrata in memoria del Transito di San Francesco e della visita di “Frate Jacopa” al Santo morente.

JACOPA DEI SETTESOLI (cenni storici e biografici)

 

            Francesco d’Assisi, quando morì, alla Porziuncola, il 3 ottobre 1223 ebbe accanto, oltre ai frati, anche una donna: Jacopa dei Settesoli o Settesogli definita da Tommaso da Celano, biografo di San Francesco «…famosa per nobiltà e per santità nella città di Roma, aveva meritato il privilegio di uno speciale amore da parte del Santo» (Celano, Trattato dei Miracoli, n. 37). Jacopa – o Giacoma o Giacomina – nacque intorno al 1190 da una famiglia di origine normanna fu coniugata con il nobile romano Graziano Frangipane del ramo dei Settesoli, un’antica e potente famiglia romana. Dal loro matrimonio erano nati due figli, Giacomo e Giovanni (che ricoprirono il ruolo di senatori di Roma). Il coniuge Graziano, morto prematuramente, affidò alla propria vedova l’amministrazione dei numerosi castelli e dei possedimenti sparsi per tutta la città e la circostante campagna.

 

 

 

Quando, nel 1209, i Penitenti di Assisi si recarono a Roma, per ottenere dal papa l’approvazione della loro “Regola”, la lunga permanenza nell’”Urbe” li obbligò a bussare ripetutamente a molte porte, tra le quali quella del palazzo dei Settesoli-Frangipane.  Donna Jacopa li accolse con gentilezza e generosità. Le ripetute visite, i colloqui con Francesco diedero vita ad una solidissima amicizia, che fece del palazzo della nobildonna, rimasta vedova tra il 1210 e il 1216, la “casa dei frati”.  Da allora, Jacopa dei Settesoli divenne la più valida collaboratrice del nascente “Ordine francescano” nella città dei Papi.

Attiva e risoluta, devota e affettuosa nei confronti dei francescani, Jacopa venne chiamata da Francesco: “frate Jacopa”. Nonostante avesse l’opportunità di vivere lussuosamente, ella seguì il modello di perfezione suggerito dal poverello d’Assisi, conducendo una vita austera e mettendo a sua disposizione i suoi beni ed il suo potere.

Quando Francesco sentì avvicinarsi la sua ultima ora, disse ad un frate di scrivere una lettera per Jacopa, per informarla della sua morte imminente, chiedendole di raggiungerlo alla Porziuncola. Ma per ispirazione divina la donna era già alla porta e portava con se gli oggetti che Francesco aveva chiesto per le sue esequie nella lettera: “un panno di color cinericcio, nel quale involgere il povero corpo del morente, e molti ceri, la sindone pel volto, un cuscino pel capo, e un certo cibo che al Santo piaceva (mostaccioli)”.

Dopo i funerali di Francesco“frate Jacopa” tornò a Roma per il breve tempo necessario a disporre gli affari familiari, poi tornò ad Assisi, dove trascorse il resto della vita vicino alla tomba del suo padre spirituale, in abito di povera e umile terziaria, dedicandosi alla penitenza e alle opere di carità. Morì l’8 febbraio 1239. Fu sepolta nella chiesa inferiore della Basilica di S. Francesco di Assisi, vicino all’altare che sovrasta la tomba del Poverello.

Testimonianza Margherita Caruso Coletta.

 

 

 

La prima cosa che mi viene in mente pensando alla mia vita è il Magnificat della Vergine Maria, mi sento subito di dare lode a Dio per tutto, nella mia vita

Margherita Coletta

vissuta sino ad ora. Posso dire di aver sperimentato tutto il bene e il “male ” del mondo. Dico sempre che sono un miracolo per me stessa, vivendo tutt’ora la vita con gioia e voglia di vivere, nonostante i lutti che l’hanno attraversata. Perdere mio figlio Paolo di soli sei anni a causa di una leucemia e mio marito Giuseppe a distanza di sei anni l’uno dall’altro, a causa di un attentato terroristico avrebbe potuto distruggere la mia esistenza, avrebbe potuto farmi perdere la speranza, ma la vita è un dono e come tale non va sprecato. Mi sarei potuta incattivire e avercela con il mondo intero e invece, l’Amore, la Grande Misericordia di Dio , mi ha fatto comprendere che in quel dolore non ero sola. Cristo e la Vergine Maria erano li a sorreggermi e a soffrire con me. Loro per primi lo avevano vissuto e quindi come potevano abbandonarmi? Mi sono sentita con una grande croce sulle spalle ma  Gesù da dietro la sorreggeva e la portavamo insieme. Il dolore provato, se vissuto in Cristo diventa salvifico, non ti annienta, non ti distrugge ma ti trasforma. Dio usa, nel senso più alto del termine, il dolore che viviamo per arrivare al cuore dei lontani dalla Fede. Nel mio caso ha scelto me, semplice madre e moglie, per portare parole di perdono. In un contesto dove l’odio, subito dopo l’attentato in cui mio marito ha perso la vita, avrebbe potuto prendere il sopravvento, Cristo ha “usato” il mio viso, la mia voce, tutta me stessa per portare un messaggio di pace in contrapposizione a parole di vendetta e di guerra. Non so perché mi abbia scelta per questo, io non ho merito alcuno se non quello di amarlo profondamente ma probabilmente la mia Fede , messa a dura prova poteva essere da testimonianza, rispondendo al male con il bene, alla violenza con il perdono. Mi ha fatto comprendere che non ci può essere felicità, vita, serenità dell’anima, senza perdono. Non è stato un qualcosa studiato a tavolino o pensato, è stato di getto. Rammento che appena appresa la notizia della morte di  mio marito saltato in aria insieme ad altri 18 Italiani fra militari e civili, una grande fitta al petto mi fece quasi svenire, d’un tratto una grande forza si impadronì della mia anima e nonostante avessi il cuore lacerato, presi la Bibbia e lessi il brano di Matteo  – amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?- Non comprendevo cosa stessi facendo, poi, in seguito compresi…Dio ha utilizzato quel dolore immenso, quella tragedia per toccare il cuore di tanti, ma davvero di tanti, viste le migliaia di lettere che in seguito mi sono arrivate, di persone che mi ringraziavano per quelle parole di perdono, di pace ma non è certamente me che devono ringraziare ma Gesù che in quel momento, davanti ai microfoni di quei giornalisti che erano arrivati in casa mia per avere notizie. Si è servito di una piccola creatura per scuotere i cuori Ho imparato che il perdono, quando è profondo, sincero, ti fa comprendere molte più cose della rabbia che invece ti uccide l’anima e ti fa restare ferma, immobile, come su una sedia a dondolo su quell’avvenimento lacerandoti l’anima. Giuseppe è un eroe, ma «non perché gli è saltata una bomba addosso: «Tu sei eroe per il modo in cui vivi, per come testimoni la tua vita agli altri, fino all’ultimo istante. Non era stata Nasiriyah a cambiargli il cuore. Casomai glielo aveva riempito ancora di più, soprattutto vedendo i bambini iracheni costretti a pagare per la cattiveria dei grandi. Il suo cuore era così ovunque, a casa, in missione. Ecco perché dopo la sua morte Dio ha voluto che costituissimo un’Associazione denominata, Associazione Coletta ” BUSSATE E VI SARA’ APERTO” e occuparci di tanti piccoli, quel piccoli che Giuseppe tanto amava e per cui ha perso la sua stessa vita, in difficoltà in svariate parti dell’Italia e del mondo. Mi è sembrato il modo migliore per esorcizzare quel male accaduto e dare un messaggio di speranza, che il male, non ha mai l’ultima parola.  Oggi, a 44 anni, riguardando il passato  ci leggo dentro un disegno: «È stato tutto un percorso. È sempre stato tanto l’amore di Dio e io ho sempre sentito la sua vicinanza. Da bambina, magari, uno lo comprende poco  ma poi Cristo si fa presente e se lo accogli, con tutto il dolore che puoi provare… Sono diventata più adulta, anche nella fede, è un cammino, perché tutto ruota intorno a Cristo. È il centro di tutto, della mia vita, delle mie giornate. E’ vero ,ho “perso” un  figlio e un marito… ma posso dire che è molto di più quello che ho ricevuto di ciò che mi è stato tolto».

 

 

 

Sono una donna felice, Io mi sento amata immensamente da Dio e so che rimanendo ancorata a Cristo nulla di male mi può mai accadere perché  DIO  è AMORE. Questo premio, che sono onorata di ricevere, mi fa particolarmente felice. Lo scrivo con molto umiltà con la consapevolezza della sua importanza. La vicinanza di San Francesco nella mia vita mi ha accompagnata da sempre , è stato il mio esempio da seguire, perché in Lui vedo Cristo, nelle sue parole leggo Cristo e tutta la sua vita ne è stata intrisa, è stato un esempio di coerenza nella Fede in Colui che tutto può. Frate Jacopa dè Settesoli grande amica di Francesco, e splendida figura di donna forte e coraggiosa, di cui ricevo il premio e che accetto con grande fierezza sperando di assomigliarle sempre di più nelle parole e nelle opere, mi renda  sempre di più simile a loro (leggendo alcune note su di lei ho compreso perché Francesco la chiamava così). Che Dio mi doni la loro forza e il loro coraggio per continuare ad affrontare la vita secondo il disegno di Dio abbandonandomi sempre al Amore e Glorificandolo con la mia  vita.                                        

Margherita Caruso Coletta.

 

30/09/2014

Ufficio Stampa dei Frati Minori di Umbria e Sardegna

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