Assisi, 27 luglio 2014: il Sindaco Claudio Ricci fa notare, ai “ricorrenti pseudo vincitori del ricorso sulle quote rosa” (che vorremmo vedere impegnati sui problemi del territorio anziché su azioni strumentali), che il Consiglio di Stato (dopo che il TAR aveva dato ragione al Comune) ha riconosciuto molti aspetti positivi al Comune (ha riformato la sentenza solo per un “dettaglio discutibile”: non aver fatto una istruttoria delle candidate ad assessore anche fuori dalle liste di partiti o civiche) affermando che “non c’è stata discriminazione”.
Quindi il Sindaco, in virtù di tale sentenza (non c’è stata discriminazione verso le donne), e considerato che finanche é stato accusato di “misoginia” (da alcuni dei ricorrenti) intende verificate possibili atti di tutela, con risarcimento dei danni all’immagine, nonché attivare un ulteriore ricorso sino in ambito europeo per portare all’attenzione una “grande ambiguità giuridica” della sentenza: non é accoglibile che un Sindaco sia eletto direttamente dalla gente, nomini la Giunta (prima che venga approvata la legge sulle quote rosa) e non sia libero (con palese violazione dei poteri che gli vengono dati di “nomina e revoca degli assessori”) di indicare chi ritiene più opportuno, o opportuna, per il ruolo di Assessore.
Peraltro, dopo tre anni e mezzo, credo che anche gli Assessori (tutti da ringraziare per il competente e generoso lavoro svolto) siano stati, da questo ricorso, danneggiati nell’immagine dai ricorrenti.
Claudio Ricci rispetterà la sentenza, nominando come da legge due donne in Giunta, ma continuerà questa battaglia di “libertà e giustizia” (le donne sanno conquistarsi da sole, con la proprie capacità e ampia intelligenza, i giusti ruoli di responsabilità e governo).
Claudio Ricci