“I bambini sanno qualcosa che la maggior parte della gente ha dimenticato. Subiscono una fascinazione per la loro esperienza quotidiana che è molto speciale e che sarebbe di grande aiuto agli adulti se potessero imparare a capirla e a rispettarla”.
Questa frase di Keith Haring ci conduce in un mondo in cui fantasia, invenzione, creatività e immaginazione si manifestano grazie alla relazione che si crea tra ciò che conosciamo e i problemi che siamo chiamati ad affrontare. I bambini e le bambine non mirano alla perfezione come la definiamo noi adulti. Loro forse già sanno che la perfezione è stupida, bella, ma stupida. E allora disegnano con pastelli, pennarelli, fili di lana, vari tipi di carta, fili di rame, nastri, stoffa, gesso, pennello, dita, adesivi, post-it e tutto quello che ai loro occhi prende nuova vita. Dove vogliamo arrivare? A farvi un invito. Fatevi insegnare come si fa a dipingere un sogno, ad entrare ed uscire da un disegno, a disegnare una vita a colori, a creare un giardino dove passeggiare e sentire piccole folate di vento sul volto. Fatevi insegnare ad evitare la massificazione della comunicazione social così tanto usata da tutti per la velocità, la semplicità d’uso e la nauseante ripetitività. Fatevi insegnare che la qualità è un’altra cosa. Nella comunicazione, come nei rapporti interpersonali e nel lavoro la differenza e il rispetto non sono solo consigliati, ma necessari. A che cosa servono? Semplicemente a vivere come esseri umani.
Francesco Brufani
2 commenti
Direttore, la penso esattamente come te. Sono d’accordo con ogni tua parola. Se ne avessi avuto la possibilità, avrei scritto le stesse cose; citazione compresa.
Gent.mo Direttore,
condivido i suoi pensieri e riflessioni. Una società “smart” come quella in cui viviamo ci nega la possibilità di fermarci a pensare a riflettere a capire. Lo scopo è come USARE al meglio. Se non facciamo attenzione questo modo di fare lo trasferiamo nei rapporti umani e ciò che dovrebbe differenziarci dagli animali arriva addirittura a peggiorarci rispetto a loro. Gli animali agiscono guardando l’utilità per ragioni di necessità noi ci spingiamo ad usare gli altri, i loro sogni, i loro sentimenti per averne un profitto o un vantaggio. Agendo in tal mondo però ci inaridiamo, perdiamo il contatto con la realtà con ciò che ha vero valore. Siamo troppo occupati a fare piuttosto che a riflettere, troppo occupati ad accumulare piuttosto che a crescere, troppo occupati ad avere piuttosto che ad essere. Paul Gauguin dipinse il ciclo della vita ambientandolo all’interno di un paradiso polinesiano e lo sottotilò così: D’où venons-nous ? Que sommes-nous ? Où allons-nous ? (Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? data dell’opera:1897-1898, olio su tela, 139,1 x 374,5 cm. conservato presso: Boston, Museum of Fine Arts). Se questo periodo di isolamento forzato, di mancanza di contatto vero, genuino, umano ci permetterà di dare spazio a queste e ad altre domande colmeremo i gap, o per dirla con linguaggio tecnologico, risolveremo i bug che ci abbiamo creato in noi stessi e avanzeremo verso un certo “upgrade” o miglioramento. Altrimenti tutto ciò sarà come un vento autunnale che solleva le foglie in un turbine, le fa volare, le innalza sempre più, ma quando finisce tornano a terra e sono destinate a decomporsi malgrado i meravigliosi colori e il volo appena spiccato.
Cordialmente saluto e ringrazio