Editoriale del 23 luglio 2025
UN CENTRODESTRA COSÌ, A BASTIA, NON VA DA NESSUNA PARTE:
UNA COMPAGNIA DI VENTURA SENZA LEADERSHIP
Ad un anno dalle elezioni amministrative del 2024, a Bastia Umbra non si è ancora ricomposta la frattura che ha segnato la sconfitta del centrodestra, dopo quindici anni di governo. Anzi, i segnali che giungono dalle diverse anime della coalizione restituiscono un quadro di persistente disorientamento politico.
La mancanza di una guida forte e riconosciuta, come in passato lo era Massimo Mantovani, ha indebolito l’intero assetto del centrodestra, sia a Bastia che ad Assisi, fino alla recente débâcle delle Regionali. Oggi, nel centrodestra bastiolo, non c’è un vero centro di gravità: due forze, Fratelli d’Italia e Forza Italia, si contendono la scena, mentre la Lega cerca di riorganizzarsi e le liste civiche annaspano.
Molti hanno attribuito la sconfitta bastiola all’ex vicesindaco Fratellini, ma le responsabilità appaiono più ampie e vanno cercate nei vertici regionali, che hanno scelto di marginalizzare proprio coloro che avevano reso possibile la storica vittoria del 2009, dopo 45 anni di ininterrotto governo delle sinistre. Una scelta difficile da comprendere, se non come espressione di logiche di potere più che di un progetto politico strutturato e di lunga visione.
Sono cambiati anche i coordinatori locali di Fratelli d’Italia e di Forza Italia. Sin qui, bene. Sono arrivati due giovani a cui spetta il compito di farsi le ossa. Ma non si capisce bene ancora come intendano risolvere la frattura avvenuta nel 2024 tra Paola Lungarotti e Francesco Fratellini. Lungarotti ha lasciato il Consiglio comunale, ma continua a intervenire via social: commenta, critica, tuttavia sempre più ai margini. Forza Italia ha ottenuto un consigliere comunale, Moreno Ricci, e con Fratelli d’Italia attende che i nuovi coordinatori locali riescano ad imprimere una direzione chiara. Catia Degli Esposti, candidata sindaco non eletta, appare silenziosa. Presidia la scena con la sua lista civica, ma senza incisività. Le altre liste che avevano contribuito alle due coalizioni sono evaporate.
Eppure, fuori dal palazzo, c’è chi ancora si muove. Francesco Fratellini, ex vicesindaco, ha pagato un prezzo politico alto, restando fuori dal Consiglio con la sua lista Bastia Popolare ma, a differenza di molti altri, non si è ritirato in buon ordine. Parla, scrive, interviene. Lo fa con quella libertà che solo chi non ha più nulla da perdere può permettersi. Soprattutto riesce ancora a infastidire chi governa: segno che riesce ancora a centrare il bersaglio. Paradossalmente oggi è più visibile lui di chi in Consiglio ci siede davvero. Si vocifera, inoltre, che abbia certe importanti dichiarazioni da fare che spiegherebbero molte situazioni. Attendiamo.
Ribadiamo, il dato politico è evidente: non c’è una guida. La frattura interna al centrodestra, mai sanata dopo la rottura tra Lungarotti e Fratellini, ha lasciato smarrimento. Non c’è vera coesione, non c’è visione, non c’è – soprattutto – un progetto comune. È come se la coalizione si fosse svuotata di senso e ognuno si muovesse per conto proprio in attesa di qualcosa che forse non verrà.
Nel frattempo il centrosinistra governa. Tra alti e bassi ha saputo dare un’immagine di compattezza. A Bastia, il Partito Democratico resta l’unica forza dotata di una struttura riconoscibile, capace di attrarre nuove energie e di parlare a mondi che contano ancora nei circuiti economici e culturali del territorio. Il centrodestra questa forza non ce l’ha o, almeno, non ce l’ha più dall’ultima legislatura.
Ultimamente è stato costituito un neo assetto-politico tra i consiglieri comunali di opposizione, ma non tra i partiti. Viene da pensare per quale motivo sia stata ancora fatta questa scelta.
La realtà è che l’armata del centrodestra bastiolo ricorda più una compagnia di ventura senza comando che una coalizione pronta a tornare a governare. E finché il centrodestra continuerà a dividersi, a ignorare il proprio elettorato, a scegliere la sopravvivenza dei singoli, anziché la costruzione di una prospettiva collettiva, resterà al palo.
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Redazione Terrenostre
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