COMUNICATO STAMPA
Abbiamo perso il quorum, non la direzione.
C’è ancora un’Italia che sa da che parte stare
Assisi, 10/06/2025 – Il dato dell’affluenza ci impone una riflessione onesta e seria. Il quorum non è stato raggiunto ed è un fatto. Ma ridurre il referendum ad un solo esercizio aritmetico significherebbe non coglierne il significato più profondo. Perché i 14 milioni di cittadine e cittadini che hanno votato Sì ai cinque quesiti non hanno solo espresso un’opinione. Hanno tracciato una direzione. E quella direzione parla di giustizia sociale, di dignità del lavoro, di un’Italia che vuole rimettere al centro le persone, non i profitti.
Chi ha votato Sì ha chiesto che i licenziamenti illegittimi non siano più un costo d’impresa ma un’ingiustizia da riparare. Ha chiesto che i salari vengano tutelati davanti ai capricci del mercato. Ha chiesto che gli appalti pubblici non siano più un terreno di scaricabarile dove a pagare sono sempre gli ultimi. Ha chiesto che la precarietà non diventi la regola e che la cittadinanza non sia un traguardo inaccessibile ma un diritto per chi in questo Paese vive, lavora, contribuisce.
In gioco non c’era una riforma tecnica ma una scelta di civiltà. E questa scelta è stata sabotata da chi governa oggi. La destra ha scelto scientemente di boicottare il referendum nel timore che il popolo potesse esercitare il proprio potere costituente. Non un invito al confronto, non un appello alla consapevolezza, ma un silenzio calcolato, un’assenza imposta. È l’ennesima conferma di un disegno più ampio, un modello di società in cui la partecipazione è un fastidio e i diritti sono concessi, non riconosciuti.
È lo stesso schema che vediamo ogni giorno nella sanità, dove si taglia il pubblico e si favorisce il privato. Nella scuola, dove si privilegia il merito astratto e si ignora l’eguaglianza delle condizioni. Nell’ambiente, dove si sacrificano territori sull’altare di interessi industriali. Nella giustizia, dove si colpiscono i deboli e si proteggono i potenti.
Noi non accettiamo questo stato di cose. Non lo accettiamo ad Assisi, dove abbiamo fatto della partecipazione e del rispetto dei diritti la cifra del nostro impegno. E non lo accettiamo a livello nazionale, dove continueremo a lavorare perché ciò che il referendum ha indicato con chiarezza diventi finalmente legge.
Perché se è vero che non è stato raggiunto il quorum, è altrettanto vero che il messaggio è arrivato forte e chiaro. Milioni di italiane e italiani hanno detto che il lavoro non è merce, che la cittadinanza non può essere discriminazione, che i diritti non si svendono.
Ed è proprio in questo messaggio che noi vediamo una vittoria. Una vittoria politica e morale. Una vittoria di visione, che non cancella l’amarezza per il quorum mancato ma rafforza la nostra convinzione. Il futuro non può che essere scritto a partire da questi valori.
L’auspicio – ed i numeri lo confermano – è che il prossimo governo, espressione di una volontà popolare che oggi è viva e consapevole, sappia finalmente correggere quelle storture legislative che il referendum avrebbe potuto superare. Noi continueremo a batterci perché ciò accada. Con lo stesso spirito che ci ha spinti a dire cinque volte Sì.
Perché ogni Sì, oggi, è stato un passo avanti verso un’Italia più giusta.