A volte chi occupa posizioni di potere viene criticato o attaccato attraverso i media oppure subisce minacce personali. Sia negli ambienti pubblici che in quelli privati, non sono solo i “nemici” a tessere la tela dell’auspicato fallimento, ma anche chi assume il ruolo di collaboratore o collega a volte si adopera in tal senso sfoderando competenze attoriali che spesso sfuggono alle persone semplici.
Le caratteristiche che accomunano queste persone in genere sono il “porta a porta”, il presenzialismo, un’ipotetica disponibilità e altruismo con lo scopo di far abbassare le difese di chi hanno di fronte per poi colpire anche pubblicamente il sorriso e l’approccio amicale con le persone da cui vogliono ottenere qualcosa. Consideriamo anche l’atteggiamento di chi semplicemente amministra con la presunzione, spesso socialmente accettata, di mostrarsi come se avesse fatto atti da grande statista. Con il dovuto rispetto per le persone che svolgono onestamente questo lavoro, tutto questo ci fa pensare ad un commerciante che allestisce via via la propria vetrina in base alla clientela del momento. Sembra quasi avere un’intelligenza sociale ben strutturata anche se non proiettata alla positività.
Queste stesse persone con il passare del tempo e il sopraggiungere della maturità anagrafica in genere non cercano di migliorarsi. Sembrano tarate solo su se stesse, prigioniere di una gabbia che impedisce loro di vedere il mondo con occhi sempre nuovi e sempre stupiti, con l’ingenuità dei bambini e con lo slancio degli adolescenti affamati di vita, di nuove esperienze, di sogni. La democrazia rende l’antagonismo solo apparentemente meno violento. Come ha detto Alda Merini “La mia vita è stata bella perché l’ho pagata cara.”