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28 Novembre 2024
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Assisi Economia Politica

Associazione @ sinistra: "Il Piano Marketing Cultura e Turismo: l’è tutto da rifare!"

Il Piano Marketing Cultura e Turismo del Comune di Assisi prevede entrate per € 2.445.000 così suddivise: Imposta di Soggiorno € 1.165.000; Check Point € 850.000; Altre Entrate € 430.000.
 
Sono una cifra importante del bilancio comunale – di fatto corrispondente a circa l’8% – e quindi non possiamo non esimerci da un giudizio.
 
Innanzitutto è un vero piano Marketing? Se il Marketing è la pianificazione della strategia a livello aziendale, con schema generale, analisi e raccolta informazioni, obiettivi/strategie/strumenti, verifica e analisi risultati ottenuti, non ci siamo proprio.
 
Inoltre a nostro avviso i bisogni e le esigenze prioritari dei cittadini del Comune di Assisi sono altri.
Come hanno dimostrato le recenti assemblee nelle varie frazioni fatte dalla giunta, le richieste principali, che spesso sono beni comuni e quindi non dilazionabili, riguardano la necessità dell’acqua comunale, del metano, dell’illuminazione pubblica, della manutenzione delle strade, dei marciapiedi, ecc…
 
Quindi c’è un obbligo di dare a tutti gli stessi diritti, visto che hanno gli stessi doveri, come il pagamento delle tasse, e soprattutto c’è una moralità da rispettare perché, come diceva Don Lorenzo Milani, “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.”
 
Intanto vorremmo capire una cosa. L’imposta di soggiorno è previsto che venga pagata anche dalle case religiose: ma con questa definizione se ne intendono solo alcune (come sembrerebbe dal termine usato) o “case religiose” comprende anche tutti i conventi che fanno ospitalità, offrendo servizi né più né meno che le altre strutture ricettive?
 
Inoltre come è possibile che un’amministrazione pubblica possa utilizzare lo strumento dell’affidamento diretto, sotto i 40.000 euro, per i servizi di cui ha bisogno per le tante manifestazioni che ha in programma, per non fare i bandi richiesti con la scusa dell’allungamento dei tempi?
 
Non si può andare “contra legem”, tanto più quando non c’è alcuna urgenza perché l’iniziativa è già programmata. La concezione padronale di fare quello che si vuole può andare bene per un’azienda privata, ma non per un servizio pubblico. È una modalità dichiaratamente clientelare!
 
Per finire, molte delle iniziative culturali passate e future sono discutibili ed è difficile vederne i vantaggi se non per chi le promuove: non investono tutto il territorio, non utilizzano sufficientemente le energie e le professionalità locali, non hanno un filo conduttore, non attraggono utenti esterni. La logica sembra quella del “mettiamoci i soldi” e organizziamo qualsiasi cosa pur di chiamarla evento.
 
Il buon Gino Bartali, che spesso ad Assisi viene ricordato, aveva una massima:
“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”
Associazione @ sinistra

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