Assisi è considerata la città della Pace, ma non ne parla e non fa nulla quando occorrerebbe, cioè quando ci sono le guerre.
E anche ora che è in atto l’ultima tra Israele e Hamas, l’amministrazione comunale, i partiti politici, le associazioni tutte, sono silenziose e in molti casi si continua a lucrare vendendo, bandiere della Pace, libri su questo argomento, paccottiglia varia e soprattutto tante vuote parole che sono solo opportunistica speculazione.
Fatti e iniziative non se ne vedono, tranne quelle organizzate dai religiosi della città, che oltretutto è gemellata con Betlemme e dovrebbe avere a cuore la sorte dei cittadini gemellati e dei loro parenti sparsi in tutta la Palestina e in particolare a Gaza, la località più abitata dai palestinesi.
È ora di fare qualcosa, di scendere in piazza, far sentire la nostra voce, offrire il nostro piccolissimo contributo per far cessare i massacri che proseguono da un mese, per ribadire il rifiuto della violenza, della volontà di sterminio, della forza militare, per far aprire invece cordoni umanitari, per trovare soluzioni politiche e diplomatiche che rigettino l’opzione militare che produce solo morti, distruzione, odio perpetuo.
La Pace non si ottiene con l’uso delle armi, ma nel dare risposta ai problemi politici e sociali che in quella terra esistono da 75 anni e ai diritti che devono essere riconosciuti e praticati così come a qualsiasi popolo.
Non c’è Pace senza giustizia sociale e Israele è responsabile di ciò e della violazione di 69 deliberazioni dell’ONU per “Due Popoli, due Stati”.
Noi condanniamo la strage di civili fatta da Hamas e chiediamo la liberazione di tutti gli ostaggi, ma non possiamo non inorridire di fronte ai 10.000 morti palestinesi innocenti, di cui quasi la metà sono bambini.
Non si può e non si deve uccidere per rappresaglia, per vendetta, oltretutto moltiplicando, in stile nazista, l’equazione 10 per ogni ucciso della mia parte.
Il massacro dei civili, da entrambe le parti, cioè dei soggetti più deboli e che non sono dei militari, la distruzione di città, ospedali, scuole, panifici, il non permettere l’ingresso e la distribuzione di cibo e medicinali, sono un segnale di volontà di sterminio, il venir meno di qualsiasi elemento di umanità e civiltà.
Per questo invitiamo gli assisani, se vogliono essere coerenti con la simbologia della città e il messaggio di pace di cui vuole essere portatore nel mondo, a scendere in piazza, così come si sta facendo in tutto il mondo e in molte località umbre.
07/11/2023
ASSOCIAZIONE POLITICO-CULTURALE @ sinistra Assisi