8.6 C
Bastia Umbra
1 Novembre 2024
Terrenostre 4.0 giornale on-line Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara
Attualità

Emancipazione femminile e altri ossimori.

Negli anni ’70 le femministe scesero in piazza per dire al mondo che con il loro utero erano libere di fare ciò che volevano.

Oggi firmano appelli, petizioni, invitano a moratorie universali, organizzano convegni (il 2 febbraio si è riunita a Parigi nella Salle Victor Hugo della Assemblée Nationale l’Assise per l’abolizione universale della maternità surrogata) per dire al mondo che le donne con il loro utero ci devono fare quello che dicono le attiviste. Forse perché a forza di difendere il genere si sono convinte che è davvero così debole da aver bisogno continuamente di portavoce.

La gestazione per altri è uno degli argomenti peggio trattati dell’ultimo secolo e l’operazione fumo negli occhi sta riuscendo benissimo: la maggioranza degli italiani non ne sa praticamente niente ed ha creduto che il d.d.l. Cirinnà, nella sua formulazione originale, l’avrebbe voluta introdurre per permettere ai gay di giocare a fare i papà.

Rispetto a qualche anno fa, oggi è impopolare e da trogloditi condannare le unioni civili, pertanto coloro che sono rimasti indietro hanno spostato l’asse della protesta su un argomento del tutto periferico e neppure lambito da quella proposta di legge.

L’articolo 5, disciplinante la Stepchild adoption, se approvato, avrebbe esteso alle unioni civili omosessuali un diritto già previsto per legge dal 1983 per i figli di coloro che sono sposati, ovvero la possibilità di adottare i figli del partner per il compagno, il quale, senza questa forma di adozione, non avrebbe verso di loro alcun dovere in caso di scomparsa del genitore biologico.

Sulla base del dato presunto che l’estensione di questi diritti a figli di coppie gay avuti tramite la g.p.a. non farà che incentivare il ricorso a questa tecnica riproduttiva, gli oppositori sono ciechi e sordi alle evidenze più lampanti.

Infatti oggi a ricorrere alla g.p.a. sono per il 70% coppie etero, ma soprattutto è impossibile fare intendere ai contrari alla stepchild adoption che questa avrebbe attribuito dei diritti a quei bambini che gridano tanto di voler proteggere e che un giorno proprio i loro figli o i loro nipoti potrebbero trovarsi senza tutele, a causa di questo bieco bigottismo.

In questo dibattito miope, caratterizzato da disinformazione e argomentazioni esagerate e irragionevoli ci si sono intromesse con forza le femministe capeggiate dal Ministro Lorenzin, che a proposito di g.p.a. ha parlato di “ultra prostituzione”, in pratica insultando la stessa categoria che afferma di stare difendendo.

Gran parte di queste attiviste ha la presunzione di incarnare l’universalità del pensiero delle donne e si sta arrogando il diritto di parlare per tutte loro, sulla base di un paternalismo francamente ridicolo e che peraltro contrasta con i princìpi ispiratori del pensiero femminista.

Il 2 febbraio è solo l’ultimo appuntamento in ordine di tempo: negli anni ’80 le rappresentanti del movimento femminista costituirono una rete internazionale -Finrrage- che chiedeva il divieto universale (!) del ricorso a tutte le tecniche di procreazione assistita, viste come una forma di mercimonio del corpo femminile. Persero la loro battaglia: la riproduzione assistita si è diffusa e continua a diffondersi sempre di più.

Queste sedicenti rappresentanti del genere femminile non tengono conto del punto di vista di altre donne, quelle infertili, quelle che vorrebbero donare i propri ovuli, quelle che non si sentono una incubatrice umana se portano per nove mesi il figlio di un’altra coppia: donne altrettanto determinate, capaci e consapevoli che sono trattate come se fossero idiote incoscienti o vittime raggirabili da una coppia di gay ricchi e capricciosi.

Per di più i fatti dimostrano che il divieto di ricorso a queste tecniche non solo non ne impedisce l’utilizzo altrove ma anzi agevola ciò che vorrebbe impedire, ovvero lo sfruttamento della donna, rendendolo senza limiti, proprio perché ciò che lo causa, la g.p.a., è priva di disciplina normativa.

È triste sentir declamare il decalogo cui ogni vera femminista dovrebbe piegarsi, dover obbedire a divieti moralisti fondati su dogmi che altre hanno assunto per noi.

Le femministe, per potersi definire tali, non dovrebbero dimenticarsi della pluralità dei punti di vista, perché mentre alcune persone necessitano di mentori e di guide, altre sanno benissimo cosa vogliono e cosa sono disposte a fare per realizzare i propri sogni o quelli altrui e l’ultima cosa di cui necessitano sono deleghe a parlare per bocca loro e a condurre battaglie nel nome del loro genere.

Sarebbe il caso comunque che tutti ci sentissimo chiamati in causa quando gruppi di attivisti si permettono di parlare in nome di un intero genere o di pontificare su cosa sia o non sia una famiglia, specie quando il futuro di un bambino figlio di omosessuali viene lasciato nell’incertezza giuridica e nella discriminazione.

Il nostro Parlamento che questi diritti non sa neppure pronunciarli, figuriamoci regolamentarli, imbeccato dal Governo del compromesso ha partorito il 26 febbraio 2016 una leggiucola insignificante e piena di pregiudizi, che scontenta tutti: il progresso non è per questo paese che, sempre in materia di diritti delle donne messi in scena nel teatro dell’assurdo, sanziona (da gennaio con più severità) chi abortisce clandestinamente e non chi impedisce l’applicazione di una legge dello Stato invocando obiezioni morali.

 

08/03/2016

Giulia Galli

 

Tags: #donne #8marzo #femminismo #emancipazione #Cirinnà #stepchildadoption #unionicivili #gpa #maternitasurrogata  #legge194  #ObiettiamoLaSanzione

 

Fonti:

Internazionale.it

GliStatiGenerali.it

IlFattoQuotidiano.it

Repubblica.it

 

Questo testo è un’opera dell’ingegno ai sensi dell’art 2575 cc, è tutelata dalla normativa sul diritto d’autore di cui alla L. n. 633/1941 e ss. mm., appartiene all’autore che ne consente la pubblicazione con firma su carta stampata o su supporto telematico previa informazione sui nomi e sulle tipologie dei mezzi di diffusione.

Non può essere copiato, riprodotto (anche in altri formati o su supporti diversi), modificato, né è possibile appropriarsi della sua paternità.

 

 

Lascia un commento