L’intervista Giulio Casale racconta, insieme a Sanzi,i tormenti e le fragilità di Faber. In scena al teatro Esperia
Uno spettacolo che ha ricevuto il consenso del grande pubblico
di Giovanni Dozzini
A Raccontare Fabrizio De André è un compito complicatissimo.Giulio Casale e Andrea Scanzi,autori e interpreti dello spettacolo “Le cattive strade” che sarà in scena domani sera al teatro Esperia di Bastia Umbra, lo sanno perfettamente.Ma la chiave che hanno trovato sembra funzionare. Il riscontro del pubblico, tutti questi mesi sulla strada,stanno lì a dimostrarlo.”De André per me è uno dei più importanti cantautori del Novecento, e di tutto il mondo”,
dice Casale, a sua volta cantautore raffinato e colto, che dopo gli esordi con gli Estra negli ultimi anni si è molto dedicato al teatrocanzone.
“Le sue narrazioni, soprattutto i suoi personaggi, ormai sono diventati dei classici. E in quanto classici credo cheo gni artista abbia il diritto di reinterpretarli. Di farli dialogare con la contemporaneità e con la propria sensibilità”.
Qual è stata la maggiore difficoltà in questa reinterpretazione, per te? “Mi sono approcciato a lui con infinito rispetto. A livello tecnico, per esempio, ho pensato di rispettare le sue melodie e quel suo certo
modo perfetto di sillabare. Ognisera, inogni caso, lamiatensione è tanta. Proprio perché sappiamo che stiamo restituendo al pubblico il cantautore più amato di tutti, e trasversalmente. E chi viene si rende conto anche di come De André è arrivato ame e ad Andrea”.Che spettacolo dobbiamo aspettarci? Casale che suona e canta e Scanzi che parla, si sarebbe orientati a pensare.”In realtà è così. Ma non esattamente così. Abbiamo scritto lo spettacolo insieme, anche le parti di Andrea sono frutto del nostro lavoro comune.E sul palco c’è anche interazione. Nonché un costante ma moderato uso di contributi multimediali: video, audio,ogni tanto compare anche lui”.”Di De André si parla tanto.Forse troppo”, ha detto Scanzi. Perché uno dovrebbe stare a sentire anche lui, allora? Cosa aggiunge, Scanzi, alla letteratura su Faber?”In effetti su De André si è scritto e fatto di tutto.Ma la nostra non è una celebrazione a tutto tondo, non è un’agiografia. Il valore aggiunto del lavoro di Andrea, del nostro lavoro, sta nella proposta di aspetti di De André che di solito non vengono affrontati pubblicamente. Era un uomo ingombrante,che non si lasciava inquadrare,senza appartenenze, soprattutto politiche. Un uomo fragile,con le sue dipendenze, una vita sentimentale tormentatissima, e che aveva sempre bisogno di circondarsi di coautori, coproduttori,di gente”.Quanto a te, a quanto pare ti stai rimettendo in pista cogli Estra.”Sì, dopo tanti anni di teatro cantato ho deciso di riformare la banda. Faremo un tour tra primavera ed estate, tornerò a frequentare i club rock, i festival, e devo dire di essere abbastanza eccitato all’ idea.Faremo il vecchio repertorio e qualche inedito, poi vedremo se ci saranno i margini per un progetto discografico. Per ora abbiamo ricevuto molto affetto, specie in rete,e questo ci fa molto piacere”.