Il TAR Umbria, come era prevedibile, ha respinto il ricorso degli ambientalisti contro il calendario venatorio.
Il problema è che prima di questa decisione, il Tribunale amministrativo aveva sospeso in via cautelare la caccia alla tortora per la preapertura: così i cacciatori, il primo settembre, dopo aver speso soldi per le licenze e le attrezzature, si sono ritrovati senza alcuna specie di pregio da poter cacciare.
Al netto delle valutazioni giuridiche su queste decisioni, è evidente che gli ambientalisti fanno un uso strumentale e distorto dei ricorsi che ricadono sui cacciatori e che si rivelano sempre infondati. Una prassi che, oltre a ingolfare i Tribunali, rappresenta un vero spreco di tempo e soldi dei contribuenti, ma soprattutto che crea danni ingenti a chi chiede solo di poter praticare la caccia nel rispetto delle leggi e dell’ambiente. Ora, chi pagherà per questi danni?
I movimenti ambientalisti mirano esclusivamente ad impedire la caccia e sono diretta espressione di partiti politici che oggi vorrebbero tornare al potere in Umbria, come il PD, il Movimento 5 Stelle o Alleanza Verdi e Sinistra. Per questo occorre dare un segnale forte contro questo inaccettabile abuso, perché il rischio che corriamo è quello di lasciare spazio alle posizioni più ideologiche ed estreme, perdendo definitivamente quella che è una tradizione antichissima e molto radicata nella nostra Regione.
02/10/2024
Fabrizio Gareggia