Mascherine chirurgiche introvabili nelle farmacie nonostante il Commissario Arcuri continui, con tono monocorde, a rassicurare gli Italiani del contrario e a prendersela con chi, a suo dire, ostacola la distribuzione. Con le imminenti riaperture aumenta la fibrillazione di esercenti e utenti già abbastanza stressati. Per sentire un’altra campana, proviamo a chiedere alla Dott.ssa Beatrice Susta Angelini, titolare della Farmacia omonima, come stanno le cose almeno a Bastia.
In Italia, prima del Covid, non esisteva una produzione di mascherine essendo minima la richiesta. Con l’arrivo della pandemia, molte aziende hanno iniziato ad importare grossi quantitativi dalla Cina per rifornire i magazzini e le farmacie chiedendo quasi sempre pagamenti anticipati. Noi stessi abbiamo dovuto farlo pagando 7000 euro per un ordine che è stato evaso solo 40 giorni dopo. A seguito del decreto ministeriale del 1 Maggio u.s. che sbandierava la vendita delle mascherine chirurgiche a 50 cent., tutte le farmacie come presidio sul territorio sempre disponibili, senza essere state minimamente avvertite, si sono adeguate all’unisono vendendo al prezzo imposto mascherine che avevano pagato il doppio con un chiarissimo deficit e senza garanzie di rimborso. Ma passi anche questo! Vista la drammaticità della situazione, la Farmacia Angelini ha ritenuto giusto fare una donazione di 1000 pezzi ai Medici e alla Protezione Civile. Ad oggi, comunque, riusciamo ad avere pochissime mascherine perché gli importatori chiedono ai Cinesi un prezzo calmierato, loro preferiscono venderle alla Spagna che le paga di più e noi, in Italia, non siamo in grado di soddisfare la richiesta di mercato che ha numeri impressionanti.
Ma prima di fare una qualsiasi programmazione, si fa un’analisi dei bisogni. Si agiva così vent’anni fa pure nella scuola!
C’è stata solo molta approssimazione e la gestione delle mascherine al riguardo è emblematica. I fatti sono questi, il resto sono solo parole, purtroppo.
Forse per questo l’Istituto Superiore della Sanità ha cambiato idea sulle mascherine di stoffa fatte in casa e lavabili, prima bocciate adesso promosse a pieni voti. Un po’ come quando gli enti preposti, per dire che l’aria che respiriamo è buona, abbassano i valori degli inquinanti.
Attualmente è iniziata in Italia la produzione di mascherine chirurgiche ed anche in tessuto, autorizzate e messe in vendita presso molte farmacie. Sono lavabili e dunque possono essere utilizzate fino a otto/dieci volte ed hanno un costo che oscilla intorno ai tre euro con un impatto ambientale minore. Ribadiamo che le mascherine chirurgiche proteggono gli altri, ma non le persone che le indossano, mentre per avere entrambe le opportunità bisogna rivolgersi alle Ffp2 utilizzate soprattutto dai sanitari, ma il cui costo si aggira intorno ai 6/7 euro. In queste ultime ore è stato comunque siglato un accordo con Federfarma e il commissario Arcuri ha garantito da lunedì prossimo un quantitativo di nove milioni di mascherine nel mese di maggio e di venti milioni a settimana a partire dal mese di giugno, che arriveranno nelle farmacie e potranno continuare ad essere acquistate dai cittadini al prezzo di 0.50 + iva.