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Assisi Politica

PD Assisi invita la Giunta a far pervenire al Parlamento l'auspicio a considerare l'introduzione del reato di tortura.

La nostra città, grazie al messaggio francescano e allo “Spirito di Assisi” (di cui quest’anno ricorre il trentennale), è diventata un simbolo mondiale di pace e di dialogo. 
Per questo motivo abbiamo accolto con favore l’appello di Amnesty international di attivarci per promuovere l’introduzione in Italia del reato di tortura.
Abbiamo presentato un Ordine del Giorno che va in questa direzione, come è già avvenuto in altri comuni umbri. A Perugia il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la proposta avanzata da due consiglieri del PD.
Speriamo che Assisi non sia da meno. 
Facciamo anche noi la nostra parte e chiediamo con forza al Parlamento e al Governo l’introduzione di questo reato nell’ordinamento giuridico italiano. Non è possibile infatti che crimini così odiosi non siano puniti con adeguata durezza a causa della mancanza di una fattispecie normativa specifica.
Per cercare di ottenere il massimo sostegno bipartisan alla proposta abbiamo limitato il testo dell’Ordine del Giorno togliendo un passaggio che avrebbe potuto creare discussioni, come è avvenuto già in altri comuni.
Speriamo, perciò, che su un tema importante e sensibile come questo, relativo ai diritti fondamentali delle persone, le forze politiche assisane superino gli steccati e dialoghino. 
ORDINE DEL GIORNO
Introduzione Reato di Tortura
PREMESSO
che il 10 dicembre 1984 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato e aperto alla firma e
alla ratifica degli Stati la Convenzione contro la tortura e gli altri trattamenti o punizioni crudeli,
inumani o degradanti,
che il 12 gennaio 1989, ormai oltre venticinque anni fa, l’Italia ha depositato il proprio strumento di
ratifica di tale Convenzione, previa approvazione da parte del Parlamento della Legge n.498 del 3
novembre 1988, di “ratifica ed esecuzione”, e così facendo si è impegnata a rispettare gli obblighi
internazionali in essa previsti,
che l’art.4 della Convenzione contro la tortura e gli altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o
degradanti prevede, al primo comma, che “Ogni Stato parte assicura che tutti gli atti di tortura
costituiscano reati ai sensi della sua legge penale” e, al secondo comma, che “Ogni Stato parte
punisce questi reati con pene appropriate che tengano conto della loro gravità”,
che diversi organi di controllo del rispetto dei diritti umani del sistema delle Nazioni Unite (dal
Comitato dei diritti umani al Comitato contro la tortura fino al Comitato dei diritti del fanciullo)
hanno ripetutamente invitato il nostro paese a introdurre nel codice penale uno specifico reato di
tortura in vista del pieno adempimento di tali obblighi, ultimo il Consiglio Diritti umani in
occasione della seconda Revisione Periodica Universale (UPR) dell’Italia, reiterando le
raccomandazioni del primo ciclo,
che analogo invito è pervenuto da organi del Consiglio di Europa quali il Comitato Europeo per la
prevenzione della tortura,
che i Governi italiani succedutisi negli ultimi due decenni, allo scopo di rassicurare la comunità
internazionale, hanno riferito dei progressi compiuti in Parlamento in vista della tempestiva
introduzione di un reato specifico di tortura nel nostro ordinamento giuridico ma che tali
rassicurazioni, tuttavia, visto il trascorrere del tempo, non sono ormai idonee a produrre gli effetti
desiderati,
che numerose organizzazione della società civile, tra cui Amnesty International, chiedono da tempo
e con insistenza all’Italia di onorare l’impegno internazionalmente assunto di introdurre un reato
specifico di tortura nel proprio ordinamento;
che l’Italia è parte della Convenzione europea dei diritti umani e delle libertà fondamentali del 1950
la quale riconosce, all’art.3, il diritto inderogabile a non subire torture o altri trattamento o punizioni
inumani o degradanti, e che tale norma, secondo la giurisprudenza consolidata dalla Corte di
Strasburgo, implica l’obbligo, ogni volta che si sia in presenza di segnalazioni di tortura, di svolgere
indagini idonee a consentire l’individuazione dei responsabili, la riparazione dei danni e la
punizione adeguata dei colpevoli,
che, con sentenza nel caso Cestaro contro Italia del 7 aprile 2015, la Corte europea dei diritti umani
ha accertato una violazione dell’art. 3 Cedu da parte del nostro paese a causa della violazione
“strutturale” consistente nell’inadeguatezza del nostro sistema penale a consentire l’adeguata
punizione dei colpevoli di quelle torture,
che diverse sentenze interne (di primo grado, d’appello e della Corte di Cassazione), relative anche a
episodi diversi da quelli avvenuti nel contesto delle cd “fatti di Genova” del 2001, attribuiscono
espressamente all’assenza di un reato specifico di tortura l’impossibilità di sanzionare
adeguatamente episodi descritti dagli stessi giudici come “tortura” (ma non qualificati come tali per
mancanza di una fattispecie di riferimento),
che l’assenza di una fattispecie specifica di tortura ha determinato altresì il rigetto di richieste di
estradizione da parte di altri Stati e di conseguenza l’impossibilità per l’Italia di collaborare
all’accertamento e alla punizione di “delitti di lesa umanità” commessi nel contesto di regimi
dittatoriali del recente passato,
che il Parlamento italiano discute svariate proposte di introdurre un reato specifico di tortura da
almeno cinque legislature, senza mai riuscire a completare il relativo iter e ad approvare
definitivamente un testo di legge,
che nel corso di questa legislatura il tema è stato discusso dal Senato, quindi dalla Camera, ed è ora
di nuovo in discussione in Senato e che vi è nondimeno una giustificata preoccupazione che
neppure questa volta si riesca a giungere ad approvare l’introduzione di un reato specifico di tortura
entro la fine della legislatura,
CONSIDERATO
Che il Comune di Assisi di condanna ogni forma di tortura in quanto grave violazione dei diritti
umani internazionalmente riconosciuti,
INVITA
il Sindaco e la Giunta a fare pervenire al Parlamento l’auspicio di questo Consiglio a considerare la
questione dell’introduzione di un reato specifico di tortura nell’ordinamento italiano come una
questione della massima urgenza, a completare entro tempi ragionevoli la relativa discussione su un
tema ormai maturo per una decisione ed a porre fine, approvando una legge, a una situazione che,
oltre a mettere il nostro paese in profondo imbarazzo sul piano internazionale, comporta la
conseguenza inaccettabile della mancata punizione, con pene adeguate alla gravità dei fatti, di
coloro che si rendono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.
03/02/2016
Simone Pettirossi
Capogruppo PD Assisi

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